Ci sono persone che pur nella loro discrezione e pur se ad un certo punto paiono scomparire, riescono a lasciare tracce profonde nella nostra vita.
Della mia prima infanzia non ho ricordo di persone specifiche al di fuori della famiglia: c'era mamma, c'era papà, c'erano le sorelline, i nonni, gli zii. E c'era Moletto. Moletto e basta, ché il nome lo avrei scoperto solo da adulta.
Avevo quattro anni e nei pomeriggi di inverno papà mi portava allo skilift dei Mian. Non sapevo sciare ed è probabile che passassi il tempo giocando con la neve e invidiando i bimbi più grandi che sfrecciavano sui loro meravigliosi sci, finché un certo giorno arrivò Moletto, mi prese in braccio, mi disse cose buffe per non farmi piangere e cominciò a portarmi su e giù su quella meravigliosa giostra che è la montagna d'inverno. Una, due, tre, dieci, cento volte in quell'inverno unico, salimmo e scendemmo quei pendii. Ricordo l'aria fredda sul viso, la sua barba ispida sotto le mie manine, il suo ridere allegro e ricordo che in braccio a lui non avevo paura.
Un giorno, non so come successe, sullo skilift ci salii da sola e sempre non so come, un giorno Moletto scomparve dalla mia vita.
Questa notte Gianpiero Moletto è andato via dalla vita di tutti.
Mi piace immaginare che quando toccherà a me di andare via, lo troverò lassù da qualche parte che mi aspetta. Mi piace immaginare che mi prenderà in braccio, lui con la sua barba ispida e la sua risata allegra e quell'aria fredda sul viso. Mi piace immaginare che fidandomi di lui, sarà più facile andare.
Ciao Moletto. Lella bambina ti ha voluto tanto bene.
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