sabato 6 aprile 2013

Il treno mulo

La Ventimiglia - Cuneo vista da Altan


Da: L'Italia in seconda classe

 di Paolo Rumiz


Montagna, nubi nere. La Costa Azzurra scompare, e subito la bestia su rotaia cambia natura. Dopo la baleniera delle Isole, il bruco appenninico e la lanterna magica, ecco il treno che diventa mulo. Sale nervoso, a strattoni, entra nel temporale, taglia con pazzeschi mezzacosta rocce verdi e rosa, s'aggrappa al nulla, s'intreccia al fiume gonfio che scende dal Col di Tenda attraversando un pezzo di Francia. Ce ne accorgiamo alla stazione di Saint Dalmas, quando a un tratto il vento sposa odore di muschio e baguettes. E' il segno delle Alpi.

Curve assurde, ponti disegnati da un pazzo. Il macchinista smanetta, segue alla lettera il registro che gli detta le velocità chilometro per chilometro. E' come un pentagramma: senza quella traccia è impossibile interpretare il "sound" di questo capolavoro italiano. Solo che la linea è cambiata: l'abbandono della montagna l'hanno cosparsa di impercettibili segni di collasso. E allora, quello che doveva essere un andante con brio, diventa un lento assai. E la velocità, anziché un'addizione di spinte, la risultante di sottrazioni prudenziali.
Il tunnel buca l'osso delle Alpi, va dritto come una spada per nove chilometri. A metà percorso il macchinista rallenta, ci fa guardare fuori. E' il punto di scollinamento, l'unico da dove vedi entrambe le imboccature. Ed eccole infatti, lontane come due fiammiferi perduti nel buio siderale. Le gallerie sono tutte così: metà in salita e metà in discesa. Ai tempi del carbone, se la locomotiva perdeva colpi in galleria, era impensabile continuare. Per non morire intossicati bisognava uscire con la sola forza di gravità, motori al minimo.

L'uscita si avvicina, abbacinante, ti spara nella retina un sipario d'alberi che si contorce al vento. E' il treno stesso che spinge fuori un cilindro d'aria fredda, perfora la vampa estiva come un ariete. Guardo a questi grandiosi manufatti come alla piramide di Cheope, il relitto di una civiltà scomparsa. Non ne capisco più il senso. Eppure la galleria, col suo doppio binario, parla chiaro. Ti dice che qui, solo ottant'anni fa, il traffico era enorme. Non c'erano né Maastricht né Schengen, ma le Alpi erano vive.

Fra un treno e l'altro, nel tunnel passavano cantando i carrettieri, con le torce accese. Anche d'inverno.
Cuneo, stazione di Cuneo, te la raccomando Cuneo d'agosto. Per strada solo marocchini più un gattone grigio che sente il temporale e mi ronfa tra i piedi come un quadrimotore. Ma che stazione! Monumentale, a quattro piani, con il bar, piatti caldi con polenta e funghi, foto di locomotive. Salve Piemonte! Un chilometro più in là, nella piana del fiume Gesso, eccoti una seconda stazione, più antica ancora, risorgimentale, con i segni flebili di quell'epoca estinta, di prima che la Res Publica diventasse una cenerentola e lo Stato un osso da spolpare.

Il macchinista del Cuneo-Torino riconosce Paolini, lo invita a bordo, ci spiega con solennità che in Piemonte nacque e morì una grande idea ferroviaria. "Nacque con i Cattaneo e i Cavour; morì con gli Agnelli e il boom dell'automobile; fu sepolta con le alluvioni che distrussero i ponti, dopo che quel boom spopolò le montagne". Ed elenca decine di linee dismesse: Brusca-Dronero, Bra-Ceva, Cavallermaggiore-Moretta, Saluzzo-Airasca, Bricherasio-Barge. Una rete fantastica che nessuno riattiva, figurarsi. Nemmeno oggi che l'auto è in agonia.

Sappiatelo, italiani. Nel 1890 il grosso delle vostra rete era già ultimato. Una sfida pazzesca, per un Paese pieno di montagne. Dietro a quella sfida, un'idea grandiosa: federare le nostre diversità. Nel 1940 si raggiunse l'apice: 42 mila chilometri di rete, 330 milioni di passeggeri, 190 milioni di tonnellate di merci trasportate. Il fischio del treno raggiungeva ogni sperduto paese. Poi venne la gomma e la dismissione delle linee. Guardo la carta ferroviaria di Marco. Disegna un corpo scarnificato, senza più capillari, ridotto alle sole arterie. E gli orari? Quelli di ieri erano enciclopedie. Oggi sono opuscoli da ridere.

Il treno-mulo accelera, ostinato e bastardo, punta verso il Monviso nel temporale, sfida il vento che spazza la Padania, l'andazzo della patria in svendita. Certo, questi non daranno il Colosseo ai privati. Faranno di peggio. Mentre le regioni grideranno "Devolution!", faranno cassa liquidando l'Italia minore, spolpando il territorio, e gli italiani taceranno ancora. Il treno va, solitario tra le immondizie, e penso: come ci ha capito Berlusconi.
Scendiamo a Cavallermaggiore, c'è la coincidenza per le Langhe. Un'altra stazione enorme, figlia di un'altra era geologica. Ma mentre la ammiro, scopro di aver dimenticato giacca e portafoglio sull'altro treno. Paolini, che da figlio di ferroviere conosce il trucco, chiama al cellulare la plancia di comando in corsa su Torino. Sembra la pubblicità del famoso amaro: il capotreno risponde, trova la "refurtiva", ci dà appuntamento per la riconsegna alla stessa stazione, due ore dopo. Grazie, amico-treno.
Si riparte per Bra, a bordo c'è un bigliettaio che lotta con due ragazzini. Lo chiamano "mongoloide", rifiutano di pagare il biglietto, sghignazzano. "Ogni giorno è così", racconta. "I soldi li hanno, ma giocano a fregare il pubblico ufficiale. Fiutano un andazzo. Sanno che resteranno impuniti, hanno capiuto che in Italia chi svolge un servizio non conta nulla". Chiamiamo la Polfer di Asti. Gli agenti riattaccano, fingono di non capire. Al quarto tentativo, chiedono: "a bordo c'è vandalismo?". No, risponde il capotreno. E loro: "Abbiamo altre priorità, provi a chiamare Alessandria". Come dire: fottiti. Alessandria è troppo lontana, e poi quelli scendono prima. Ecco come si smantella un Paese.

Il macchinista non s'incazza più ormai. Sorride amaro: "meno male che presto vado in pensione". Racconta la storia di un algerino che gira i treni con addosso la maglietta juventina di Zidane e non paga mai, anzi, insulta il personale. "Finisce sempre così. Noi si chiama la Polfer, quello scende in stazione, la Polizia fa la mossa di beccarlo, lui scappa. Eppure lo vedi subito con quella maglietta. Un giorno l'ho inseguito io, mi aveva insultato la madre. L'ho raggiunto subito, ma poi? Che dovevo fare, farmi bucare lo stomaco?".

Scendiamo a Bra, siamo tormentati da una domanda. Chi glielo fa fare ai nostri eroi? Inseguono i mariuoli, ti riportano il portafogli, aspettano per non lasciarti come un pirla in stazioni vuote, chiuse dall'Azienda Italia. Il treno va, forse solo il "fattore umano" lo fa andare, ignorato e umiliato, con tanti piccoli atti non dovuti. Fino a quando?

Ho appuntamento con un amico al bar, lui arriva in bici, gliela sequestro. La rabbia mi ha provocato uno smottamento metabolico, se non pedalo scoppio. Lascio il sacco a Marco e scappo tra vigne miliardarie. Tiro il fiato alla stazione di Barbaresco, un gioiello abbandonato in mezzo a fantastiche colline. Ma che succede? Arriva un treno. E' il mio! A bordo c'è Paolini che legge. Vedo anche me stesso sul mulo che va, scalcagnato e bastardo, impietosa allegoria dell'Italia. Pubblica povertà e privata ricchezza.



lunedì 1 aprile 2013

Sulla chiusura della Cuneo-Ventimiglia-Nizza





Da TargatoCN 31-03-2013


 "

Anni fa decidemmo di creare una Associazione per valorizzare la linea ferroviaria Ventimiglia-Cuneo in risposta ad una acida ed algida battuta del Ing. Moretti, A.D. di Trenitalia, il quale, rivolgendosi ad un gruppo di amministratori pubblici di Ventimiglia affermò che questo tratto era un ramo secco e che si doveva chiudere.
 Nacque così l'AGB ( Associazione Giuseppe Biancheri - Valorizzazione Ferrovia di Val Roya ) e si iniziò a preparare un calendario di attività.
 L'obiettivo era chiaro, dimostrare a questi potenti manager seduti comodamente a nostre spese nei loro uffici romani dell'Italia che conta, che le città, i territori, e le persone che li abitano, da lì si vedono in modo distorto, anzi si vedono poco, con poca chiarezza e poca lucidità.
 Volevamo sensibilizzare i nostri amministratori locali, regionali e nazionali che questa linea era multi-funzione, viva e di pubblica utilità. 
Da qui siamo partiti ed in pochi anni abbiamo creato tanti scenari fatti di uomini, donne, natura e ambiente, aziende, colori e soprattutto emozioni.
 Siamo partiti organizzando un treno a vapore, patrocinato dalla Regione Liguria in onore al Presidente Giuseppe Biancheri che ha lottato per costruire questa linea, un ventimigliese che oltre un secolo fà aveva già immaginato il naturale collegamento tra Torino e Nizza, un azione cruciale per il futuro sviluppo economico di una intera macro-area che comprende Torino, Cuneo, Ventimiglia e Nizza.
 Senza infrastrutture la storia sarebbe andata diversamente...
 Senza la costruzione del Colle di Tenda e della strada di Val Roya, il Piemonte si sarebbe affacciato solo su Genova , forse su Savona, niente vicinanza con la Francia.
 Poi abbiamo iniziato a conoscere chi viveva in questa macro-regione, chi utilizzava questo treno e su queste carrozze ci saliva davvero.
 Gente che vive il confine come spazio da esplorare, giovani che ogni giorno utilizzano il treno per raggiungere una scuola distante dalla loro abitazione, turisti con gli sci, con le biciclette, con zaini enormi, che quotidianamente vanno alla scoperta di località splendide, valli incontaminate, piccoli villaggi millenari ricchi di storia, di cultura e di arte. Abbiamo scoperto uomini di affari, politici, imprenditori che in poco tempo, comodamente, senza rischiare di dovere trovare neve per strada, senza pericoli di code, senza usare la propria macchina, si spostavano in treno, da Ventimiglia a Cuneo, da Breil a Borgo S. Dalmazzo, seduti serenamente a godersi lo spettacolo dal finestrino, o intenti a lavorare con il tablet. Evidentemente le tecnologie si usano anche sui treni minori, sulle tratte secondarie, sui rami secchi per intenderci meglio.
 Dopo abbiamo scoperto che questo treno oltre a collegare direttamente Piazza Galimberti con Piazza della Libertà, in realtà dava la possibilità a tanti cittadini italiani che avevano casa a Nizza, o volevano andare in costa Azzurra, di partire da Torino, far cambio treno a Ventimiglia e raggiungere la Francia comodamente e serenamente.
 Abbiamo trovato tante persone che ormai stanche di vedere aumentare il prezzo del carburante, preferivano andare in biglietteria in stazione e con pochi euro di biglietto raggiungere le mete montane e di mare che preferivano.
 Durante l'inverno abbiamo visto ogni domenica centinaia di famiglie ventimigliesi, bordigotte o imperiesi, armate di sci in direzione Limone Piemonte.
 Vi sono tante organizzazioni di volontariato che organizzano corsi di sci a prezzi contenuti, grazie anche all'utilizzo del treno.
Abbiamo incontrato il Sindaco di Limone che ci ha sostenuto, chiedendo più treni e meno traffico, per evitare che il paese fosse strangolato dallo smog.
 Abbiamo incontrato il Sindaco di Cuneo che ci ha ricordato il gemellaggio storico con la città di Nizza e l'aiuto che ha dato il treno al commercio cittadino, portando i liguri e non solo nella "Granda". 
Abbiamo incontrato il Sindaco di Airole che ci ha raccontato di quanti stranieri avevano scelto di vivere in questo paesino della Val Roya anche perché pur essendo un piccolo villaggio era fornito di una stazione ferroviaria situata su una linea internazionale.
 Abbiamo incontrato il Sindaco di Tenda che ci ha sostenuto per non far chiudere le fermate, raccontandoci aneddoti e storie del suo paese quando era ancora italiano.
 Abbiamo organizzato escursioni, portando le biciclette sul treno verso le vette alpine, per lanciarsi sulle tracce di Napoleone, fino a raggiungere nella stessa giornata il Mediterraneo.
 Siamo andati in Svizzera per chiedere di fare piu treni turistici diretti da Zurigo a Nizza, offrendo a loro le nostre bellezze, i nostri territori, i nostri fiori, e a breve gli Svizzeri torneranno con con questo mezzo, che indubbiamente loro sanno utilizzare adeguatamente, in visita a San Remo e Dolceacqua.
 Siamo andati alla Camera di Commercio di Cuneo a chiedere di organizzare un treno turistico settimanale per promuovere i prodotti eno-gastronomici liguri e piemontesi, una dieta da leccarsi i baffi.
Siamo andati in Regione Liguria a chiedere di organizzare un evento commemorativo per l'apertura del tratto Tenda-Limone attraverso la corsa di treno a vapore.

E ancora, sempre più coinvolti nel mondo sportivo abbiamo aderito alla brillante idea di alcune donne che a scopo sociale hanno lanciato l'idea di creare un gemellaggio tra Cuneo e Ventimiglia attraverso una maratona "in rosa" nata in un piccolo paese come tanti del nostro territorio, come tanti che compongono l'Italia.
 Tutto questo lo abbiamo fatto spontaneamente e volontariamente perché siamo convinti che questa linea è vita, è un anello indispensabile per promuovere turismo, commercio, sport, cultura, per permettere a tante persone di visitare luoghi che aprono il cuore, per mescolare tradizioni e storie diverse, per divertirsi, per rilassarsi, per conoscere meglio la nostra storia, per essere piu Europei. 
Perché questa è una linea storica, a basso costo, che non ha bisogno di avere i milioni necessari per la TAV, i denari pubblici che verrano spesi per ammodernare il Tunnel del Col di Tenda. E' già tutto pronto, è già tutto a disposizione.
Siamo convinti che il Presidente della Regione Piemonte stia commettendo un grave delitto alle sue popolazioni, stia facendo un grosso dispetto ai suoi imprenditori, stia commettendo un grave ed irreparabile errore. 
L'unico dispiacere è che questa è l'ultima occasione e poi l'AGB non avrà più senso di esistere, un altro sogno che se ne va, i sogni di tante persone semplici ed umili.
Siamo dispiaciuti che per pochi euro a testa, un amministratore sordo e cieco, un amministratore lontano dalla gente, un potente politico, possa decidere da solo, in un attimo, di sacrificare per sempre un opera secolare voluta da due cittadini illustri, guarda caso un ligure ed un piemontese, quali Cavour e Biancheri , nel lontano fine ' 800.

Ci vollero solo i nazisti e la seconda guerra mondiale per distruggere questa linea.
 Tutti coloro i quali amano la Val Roya e il piccolo trenino che va su e giù attraversando gallerie che sembrano pennellate nel verde e natura selvaggia a pochi metri dal Mar Mediterraneo non avrebbero mai pensato di dover assistere a questo finale sciagurato, di dover tornare con le lancette indietro nel tempo, come in una situazione bellica. 
La povertà umana ed intellettuale e la mancanza di sensibilità sono purtroppo più forti di qualsiasi crisi economica e di qualsiasi evento tragico.


Viva la ferrovia internazionale Cuneo-Ventimiglia-Nizza !


Associazione Giuseppe Biancheri

Valorizzazione Ferrovia di Val Roya

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