mercoledì 26 maggio 2010

LXXXIII - Nell'orto



Finalmente con queste belle giornate quasi estive abbiamo potuto cominciare ad abbellire i nostri balconi e a mettere mano all'orto. Due settimane fa, dubbiosa sull'annunciato innalzamento delle temperature che di notte scendevano ancora pericolosamente vicino allo zero, mi ero limitata a piantare insalata e zucchine, ma ieri ho finalmente potuto sbizzarrirmi e in un giro alle serre mi sono approvvigionata di pomodorini ciliegina, melanzane, basilico e prezzemolo e poi ancora pomodori, ma questa volta a grappolo,  sedani e peperoncini piccanti. Stamattina appena sorto il sole già me ne stavo con le mani nella terra a immaginarmi quando tutte queste piccole piantine cominceranno a dare frutti. Per il momento a cena, una bella pasta pomodoro e basilico non ce la toglie nessuno.

Insalata - Salâta

Zucchine - Cusòt

Peperoncini e sedani - Puvrunìn e selleri

Pomodori e pomodorini - Tumâti

Prezzemolo e basilico - Punusammu e basilico

Melanzane - Melansâne


E al prossimo giro di serra saranno broccoli, biete, cipolle e porri....

Immagini @cielomiomarito

lunedì 24 maggio 2010

LXXXII - Da Limone al Marmorera e Gran Cros

Cima Marmorera - 1860 m.


Lasciata l'auto in via Almellina, dove termina l'asfalto, imbocchiamo la carrareccia che porta a Capanna Chiara e dopo aver superato i Casali Barat (1.091 m.), seguendo le indicazioni "Capanna Chiara - Maire Gavel" scegliamo il sentiero che, a tratti dolcemente e a tratti in ripidi tornanti, risale nel bosco serpeggiando i tra faggi e betulle. Raggiunta Maire Gavel (1400 m. - 45 minuti) e ripresa la carrareccia originaria che conduce nell'erbosa conca del Cros, percorriamo la vecchia traccia dello skilift Topolino che sale verso il Monte Jurin. Giunti alla palina indicatrice (spesso atterrata dalle valanghe) seguiamo il sentiero che sulla sinistra conduce verso la pista del  Marmorera. Qui giunti dovremmo trovare una mulattiera che, secondo la guida dei sentieri, "con ripidi tornanti porta alla cima", ma l'abbondante innevamento ci suggerisce di seguire il tracciato dello skilift "nuovo" che sale ripido al margine del bosco. Una volta giunti sulla cima (1820 m. - 1 h e 15 min), scattate le foto di rito (peccato per le troppe nuvole, il panorama è mozzafiato) decidiamo di esplorare la mulattiera che, attraversando in leggera discesa tra distese di primule e soldanelle, conduce al vecchio skilift Marmorera (sono vecchi tutti e due, ma questo lo è di più).  Lasciandoci alle spalle la ferraglia dei vecchi pali, cerchiamo con lo sguardo le tracce della  vecchia cava da cui fu estratto il marmo per le colonne della Chiesa Parrocchiale. Certo è che  gli antichi limonesi hanno lasciato alla montagna meno ferite di quanto abbiano fatto le ultime generazioni.  Attraversando il piccolo nevaio ai piedi delle rocce, ci dirigiamo a est verso il gran Cros (30 minuti). Qui pranziamo ai piedi dell'immensa croce di neve che da sempre indica ai limonesi la fine dell'inverno e l'inizio della stagione degli orti. Per il ritorno seguiamo le tacche rosse sulle pietre e quando le vediamo perdersi nella neve, decidiamo di scendere al dritto tra la ghiaia fino a ritrovare la mulattiera percorsa al mattino. Un ultimo sguardo alle rocce del Cros e il pensiero è già alla Cima Fascia... altre gambe, altro passo, altro fiato. Sperando che la neve decida di sciogliersi  e il tempo la smetta coi capricci di primavera.


 Colle della Boaria, Perla e Valletta da cima Marmorera

 'L Crest con il palo di ritorno del Marmorera "nuovo"

 I pali del Marmorera "vecchio"

Soldanella Alpina L.

La croce
Immagini @cielomiomarito

lunedì 17 maggio 2010

LXXXI - Da Limone al Monte Vecchio

Monte Vecchio - 1920 m.

Ieri mattina, quando guardando fuori dalla finestra ho visto il cielo sereno e il sole spuntare dietro Jurin, per un attimo ho avuto il sospetto di  non essere ancora del tutto sveglia. L'inverno appena trascorso è stato davvero lungo e la primavera fredda e uggiosa pare voler essere altrettanto interminabile, così che uno sprazzo di sole o un accenno di caldo subito fanno scattare la molla nascosta nella testa di ogni malato di montagna, quella che fa in modo che ci sia sempre uno zaino  pronto e a portata di mano. Essendo, nonostante il sole, il meteo piuttosto incerto, abbiamo deciso che la prima uscita primaverile ci avrebbe portato su per i sentieri vicino casa e il Monte Vecchio in questo caso è meta naturale.
Stesso percorso fatto in parte con le ciastre: da Regione Meani, superando il Condominio La Soldanella (1.060 m.) e percorrendo la strada che porta alla ex cava di silice, abbiamo raggiunto la palina che indica, sulla sinistra subito dopo la fontanella, "Lu Viasol" (il Sentiero) che abbiamo seguto nel suo serpeggiare fino ai 1.250 m del Garp dei Camilla (30 minuti). Qui giunti il sentiero piega a destra  salendo tra cespugli di lavanda e boschetti di noccioli e in pochi minuti porta al bivio dove una palina poco precisa indica a sinistra "Colle dell'Arpiola - Monte Vecchio" e a destra "Monte Vecchio - San Maurizio". In realtà seguendo l'indicazione a destra si va poco lontano: per risalire al Monte Vecchio senza passare dal Colle Arpiola, bisogna inoltrarsi nel bosco seguendo la strada che giungendo dal Garp dei Camilla ci si trova praticamente di fronte. Il tracciato ampio e agevole, si inerpica piuttosto ripido nel bosco di faggi. Superato un vecchio ripetitore TV in rovina proseguiamo la salita e dopo due tornanti sbuchiamo alle Maire del Monte Mecchio o Maire 'd Martin (1.600 m - 50 minuti); facciamo colazione e raccogliamo le prime orle, poi ci incamminiamo seguendo la traccia, quasi del tutto scomparsa, di un sentiero che tenendosi a sinistra dei paravalanghe, risale verso il costone sud del Monte Vecchio. Qui giunti, riprendiamo fiato, ci inebriamo un po' con il panorama su Bec Baral, Creusa e Rocca dell'Abisso, per poi inerpicarci su per il ripido pendio dove il sentiero appare e scompare lasciandosi però sempre intuire. Giunti a superare l'ultima fila di paravalanghe, pieghiamo a destra per affrontare l'ultima salita che, tra una distesa commovente di crocus (ma tutta la fioritura qui è un incanto) e tagliando una residua lingua di neve testimone dell'inverno ancora padrone delle cime più alte, ci porta alla vetta e alla sua croce (1.920 m. - 65 minuti). Il panorama sulla pianura è, come sempre, splendido ed è impressionante vedere la corona di alpi ancora perfettamente imbiancata, ma il vento  sferzante e gelido ed il pallido sole che fa capolino tra i cumuli minacciosi, ci invitano ad un pasto rapido e frugale.  Al ritorno facciamo una lieve deviazione verso il gias del Monte Vecchio dove raccogliamo una bella quantità di orle che serviranno per una gustosa e ampiamente meritata frittata, quindi, riguadagnati i ruderi delle Maire 'd Martin, la strada nel bosco ci riaccompagna a casa.



La Bisalta vista dai prati del Monte Vecchio

Paravalanghe e panorama sul Cros


La vetta

Il "cratere" del Monte Vecchio e panorama sull'Abisso

Le orle (Erba buon Enrico)

Anemoni nel sottobosco

Crocus


Immagini @cielomiomarito

domenica 16 maggio 2010

LXXX - Proverbi



Se la piau a l'Ascensiun
tanta pâgia e poc barun

Se piove il giorno dell'Ascensione
si avrà molta paglia e poco cumulo

Immagine @cielomiomarito
Monte Vecchio - Maire 'd Martin

venerdì 7 maggio 2010

LXXIX - Piazza Giovanni Boccaccio


Domani, alle ore 11,15 la parte "verde" di Piazzale Nord verrà intitolato al Carabiniere Giovanni Boccaccio. La cerimonia sarà preceduta da una conferenza che si terrà alle ore 10,00 al Teatro "Alla Confraternita".

Cito da Wikipedia:

Giovanni Boccaccio (Trisobbio (AL) 6 luglio 1781 - Vernante (CN) 24 aprile 1815) è stato un Carabiniere, il primo a essere caduto nell'adempimento del proprio dovere. 
Il 13 Luglio 1814, Vittorio Emanuele I istituì una milizia armata speciale, il Corpo dei Carabinieri Reali, composto da volontari, con lo scopo di contrastare il crescente brigantaggio. Giovanni Boccaccio, arruolatosi nel corpo, fu assegnato alla stazione di Limone Piemonte. Il 22 aprile 1815, fuggirono dal carcere di Cuneo alcuni banditi capeggiati da un feroce assassino Stefano Rosso, detto il Sardo. Inviato insieme con due suoi compagni in perlustrazione alla ricerca della banda, nella notte fra 23 il e il 24 aprile, nei pressi del comune di Vernante, perì nel conflitto a fuoco che seguì l'intercettazione dei briganti.

Quindi da domani, grazie ad uno (fino ad oggi) sconosciuto Carabiniere dal nome altisonante, non parcheggeremo più "sotto al cimitero", ma nella ben più elegante "Piazza Boccaccio". Son soddisfazioni! 

Vista dai Mian

Immagini @cielomiomarito

martedì 4 maggio 2010

LXXVIII - La bela pâsa l'âiga

Che io sappia, unica canzone in limonese mai incisa. In questa versione è cantata in un misto di lingua nostra e piemontese, ma l'uso delle tante zeta  non lascia dubbi sulle origini. Il canto inizia con una fanciulla che attraversa il torrente e  un prete che, innamorato, nel tentare di seguirla casca nell'acqua provocandosi notevoli traumi. Si prosegue poi con la richiesta in matrimonio (sempre da parte del prete? chissà!) prima ad un'esosa giovincella che in cambio pretende cento scudi, poi ad una più attempata donzella che essendo però già maritata, si vede costretta a rifiutare a malincuore.





La bela pâsa l'âiga
lu previ tumba 'n dins
la râta ausa Nineta
lu previ tumba 'n dins

S'è stzavigiâ ina tzamba
al s'è rumpü lu brâs
la râta ausa Nineta
lu previ è annamurâ

Gi ciâma a la pì dzuvia
vulè amarme vu
Sì sì che vu amaria
ma me veu cent escud

Gi ciâma a la pì vegia
vulè amârme vu
Sì s' che vu amaria
ma me sai dzâ mariâ.



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