mercoledì 24 febbraio 2010

martedì 23 febbraio 2010

LXII - Conversione da wav a mp3 con Mandriva Linux


 
Mi rendo conto che forse questo non è il luogo più adatto, ma si sa mai che in giro ci sia un'altra mezza niubba come me che abbia bisogno di una dritta.
Quindi per chi - transfugo da Windows e stazionante in Mandriva - magari perplesso all'idea di aggirarsi tra oscuri script e moduli da compilare, avesse necessità di convertire un file *.wav in un file *.mp3  ecco come fare:
1. Installare Lame (sta nei Repository)

2. Da Console entrare in Root e con il comando cd spostarsi nella cartella dove sono i file .wav

3. Digitare   lame nomefile.wav   e dare invio

4. Andare nella cartella di origine e rinominare il file che avrà ora il doppio suffisso nomefile.wav.mp3
5. Fine

Per convertire più file in  una botta sola, devo ancora studiare.



lunedì 22 febbraio 2010

LXI - M'agradavo vioure ilamoun




Mi piaceva vivere lassù.
L'aria era buona, l'acqua era buona. L'acqua era il nostro vino.
Avevamo tutto quello che messo assieme si chiama libertà.
Era come avere le ali. 
Qui all'ospizio mi sento un po' come in prigione.
La notte, quando sogno,  sogno lassù.
La mia casa, la mia prima casa, è una casa tutta nera,
ma mi piaceva.
Lassù, l'aquila vola.



Giovanna Giavelli classe 1886
 Nuto revelli - Il mondo dei vinti
(Lou Dalfin -W Jan d' l' Eiretto)

LX - La bella giardiniera


La bella giardiniera 


La bella giardiniera
tradita nell'amor
la gira la Riviera
cercando il traditor

Lo cerca non lo trova
chissà dove sarà
o Dio se lo ritrovo
mi voglio vendicar

Mi voglio vendicare
come le onde del mar
come le onde del mare
vicino al pescator

E voi care sorelle
non fate come me
che son rimasta sola
sugli anni ventitré

La rosa è appassita
nessun la coglierà
la donna s'è tradita
nessun la sposerà


Introduzione alla canzone tratta dalla copertina del disco:
Una classica canzone piemontese in una nuova versione -  raccolta a Limone Piemonte - che si apprezza per la delicatezza e l'espressività della linea melodica affatto particolare e per la bellezza del teso poetico. 

No comment (n.d.r.)

venerdì 19 febbraio 2010

LIX - Pan barbarià




Tra i ricordi culinari d'infanzia, subito dopo la focaccia delle "francesine" (alta, soffice, piena d'olio e con i grani di sale che facevano bruciare le labbra quando in inverno eravamo raffreddate....) viene il pan barbarià. La farcitura di questo pane da merenda variava secondo il periodo. Nei periodi "ricchi" ce lo spazzolavamo con la marmellata o, lusso dei lussi, con la Nutella; nei periodi di magra invece, mamma bagnava la fetta di pane con l'acqua del rubinetto - due giri veloci veloci sotto al filo d'acqua - e poi ci spolverizzava sopra un cucchiaino di zucchero. 
Così tanti sono i ricordi legati a questo pane (nonno che sotto al portico, micca alla mano e Vernantìn nell'altra, taglia via un pezzo e se lo mangia spalmato di tuma appena fatta) che quando ho iniziato a produrre il pane in casa non ho potuto non sperimentarlo. Certo non è lo stesso pane. Ci ho provato a farlo come dicono i sacri testi, metà frumento e metà segale, ma sarà che mi si è raffinato il palato, o sarà per imperizia, il risultato non mi ha dato molta soddisfazione, quindi ecco il mio barbarià 2.0: è meno "imbarbarito", un poco più gentile, ma io trovo che con la marmellata sia la fine del mondo. E come suggeriscono i signori qui sotto, migliora se un po' raffermo.


Citazione da: Prodottitipici.com

Il Pan Barbarià (letteralmente pane “imbarbarito”) è un prodotto tipico delle vallate cuneesi, che si tramanda nel tempo. E’ prodotto con farina di frumento tenero, farina di segala integrale, acqua, lievito naturale, sale. Il Pan Barbarià presenta una pezzatura di 500/600 grammi circa, un colore bruno scuro, un sapore acidulo, molto appetitoso ed un’umidità massima del 35%. Per l’impasto occorrono circa 5 chilogrammi di lievito naturale madre in pasta, 2,5 chilogrammi di farina di grano tenero, 2,5 chilogrammi di farina di segala integrale, 2,5 o 3 litri di acqua e 150 grammi di sale. Ottenuto l’impasto, a distanza di 10-15 minuti di riposo, si piegano i “pastoni” in tre, per almeno 2-3 volte, per far prendere forza. Si formano delle pagnotte di 500-600 grammi circa e si lasciano lievitare per circa 30-40 minuti. Si inforna alla temperatura media di 220-230°C, per un tempo di circa 50-60 minuti. Il Pan Barbarià può anche essere prodotto in altre pezzature e dovrebbe essere consumato preferibilmente raffermo.

Io invece l'ho fatto così:

Ingredienti:
  • 80 g si pasta di riporto (o 10 g di lievito di birra)
  • 150 g di farina di frumento 00
  • 150 g di farina di frumento integrale
  • 100 g di farina di segale
  • 200-220 g di acqua appena intiepidita
  • 1 cucchiaino di malto (o miele)
  • 8 g di sale

Sulla spianatoia fare una fontanella con le farina. Sciogliere in parte dell'acqua la pasta di riporto (o il lievito) e il malto e unire alla farina, quindi iniziare a mescolare. Quando il composto inizierà a prendere consistenza, aggiungere piano piano il resto dell'acqua e il sale. Impastare per almeno 15 minuti, quindi fare una palla con l'impasto, metterla in una ciotola fare un taglio a croce, coprire con un tovagliolo umido e mettere a lievitare in forno spento con lucina accesa per 5 ore. Trascorso il tempo rovesciare l'impasto sulla spianatoia, prelevarne un pezzo che servirà come lievito per la prossima panificazione e metterlo in frigo, sgonfiare gentilmente il pastone e praticare le pieghe come spiegato qui. Rimettere nel forno spento, e far riposare 15-20 minuti, poi riprendere l'impasto e praticare nuovamente le pieghe. Mettere in forno coperto e far lievitare per almeno un'ora. Accendere il forno a 230° avendo cura di porre sul fondo una ciotolina con dell'acqua e una volta giunto alla giusta temperatura infornare il pane. Dopo i primi 10 minuti abbassare la temperatura a 180° e proseguire la cottura per circa 40 minuti. Il pane è cotto quando picchiando sul fondo suona "vuoto".

Note: 
- Questo pane non lievita facilmente come il pane bianco, accertatevi che l'ambiente non sia troppo freddo, eventualmente preriscaldate il forno a 40° prima di mettere a lievitare l'impasto.
- Se intendete panificare con la pasta di riporto di questo impasto, rinfrescatelo con un po' di farina di forza e acqua. Aumenterà così il potere lievitante altrimenti un poco inibito dalla segale.
- Se decidete di usare il lievito di birra, i tempi di lievitazione diminuiranno drasticamente. In genere due ore la prima lievitazione e 30-40 minuti la seconda
- Ovviamente si può impastare con la macchina del pane o con l'impastatrice. 



giovedì 18 febbraio 2010

LVIII - Vocabolario




Levüra 

Lievito naturale - Pasta di riporto



(Prossimamente la ricetta del pane fatto in casa)





domenica 14 febbraio 2010

LVII - San Valentino





A San Valentin,

l'âiga cur pur lu tzamin

(A San Valentino, l'acqua corre lungo il sentiero)




...Surè, ma la neva e la fâi niente tzaud.


Immagine @betulla

giovedì 11 febbraio 2010

LVI - Souvenirs



Antonio Riberi  (1897 - 1967) nacque a Montecarlo da genitori Limonesi. Trascorse gran parte dell'infanzia a Limone e frequentò il seminario a Cuneo. Dal 1946 al 1951 fu Nunzio Apostolico in Cina, dal 1959 al 1962 in Irlanda e dal 1962 al 1967 in Spagna. Fu ordinato Cardinale da Papa Paolo VI  il 26 giugno 1967. Nell'agosto di quell'anno i limonesi gli tributarono grandi festeggiamenti e per lui fu composta questa poesia in lingua nostra. Quattro mesi dopo il Cardinal Riberi moriva a Roma. Le sue spoglie riposano nella Chiesa di S. Antonio.

La g'è ina ciocca novva an 'sl ciucher

chi sona cun le autre, e sabàn nint

siy van da Ruma o da le rotza bleu dl'Abisc.

Vivàn le fascinâde an reu,

cl'è ina festa pì granda dl'Abaiya;

vestè da antzi gi figiàt, o mâiri,

che la gi van l'Abâ, 'n nostri pâiri.

L'era partì 'n matin pur la pian
üra

cun la vesta culur dle ambrune,e üra,

a l'â 'n mantel russ scu gi artisìn.

C'è una campana nuova sul campanile, che suona con le altre, e non sappiamo se venga da Roma o dalle rocce azzurre dell'Abisso. Accendiamo i falò in cerchio, che c'è festa più grande di quella dell'Abaiya; vestite  i bimbi da angioletti, o madri, che torna l'Abate, un nostro padre. Era partito un mattino per la pianura con la veste color dei mirtilli, e ora, ha il manto rosso come i rododendri.

Immagine: Limone Piemonte - Panorama dal campanile
Collezione PAB

domenica 7 febbraio 2010

LIII - Vocabolario



Fabiòc

Spaccone, Fanfarone, Sbruffone, Smargiasso


Immagine: Caravaggio - I bari (1594 -1595)


giovedì 4 febbraio 2010

LII - Carnescialesca



Carnescialesca
 (Valle Macra)

Soma partì da le nostre ca'
l'era prinsipi 'd seira
soma venù a cantè e sonè
deve la bona seira

la bona seira sgnor padron
e anche la padrona
soma venù a cantè e sonè

senza ciamè licensa

e se voeli dese l'oeu
ed la galina bianca
tute quante le matin
chila l'è lì che canta

e se veli dese l'oeu
ed la galina rosa
tute quante le matin
chila l'ha l'oeu che i posa

.....



chièl a l'è lì 's la porta
chièl a speta 'l regalìn
che la padrona i porta


ma lo lì l'è pà ….
l'è ciuciacaramele
chièl ai pias a fè l'amor
con le fiete bele.


Introduzione alla canzone tratta dalla copertina del disco:
Si canta di carnevale a San Damiano Macra: secondo un'antica tradizione, una brigata di giovani accompagna un finto frate alla questua delle uova, recando di casa in casa una nota d'ilarità e gaiezza.

martedì 2 febbraio 2010

LI - La Candelora



A la Candlera

o gran fraid o gran nivera

(Alla Candelora o gran freddo o grande neve)



A la Candlera

mesa ârtsa e mesa fnera

(Alla Candelora, metà madia e metà fienile)


Minima - 9°
Massima + 0.8°


Proverbi tratti da un lavoro svolto dagli alunni della Classe IV 
Anno Scolastico 1999 - 2000 - Limone Piemonte


Immagine @Antonella Bottero


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