domenica 30 novembre 2008

X - Cameo







Le ceresiera ilh nevon

ente l'àira tebla,

las flors d'las arlitas

se paron nint da las abelhas,

tot la chanta:

lhi merles, lhi valons, lo pomier qu'ai anta,

tot la chanta.

Magalì, Magalì,

tu que pòs pus chantar

quieta venes a la Bustiera, corres da pertot:

dessot a la ceresiera vielha,

a l'aviron dal fnasil

(antsambusele-te nin filheta!):

pren lu viasòl dessot a la castanha d'Inda:

siu al champ sobran

con en pauc d'rosaa enti uelhs.

(Dzaculin Burtela - Poesia Occitana - Ousitanio Vivo)



I ciliegi nevicano nell'aria tiepida. I fiori di tarassaco non si difendono dalle api, tutto canta: i merli, il torrente, il melo che ho innestato, tutto canta. Magalì, Magalì, tu che non puoi più cantare silenziosa vieni alla Bustsera, corri dappertutto: sotto il ciliegio vecchio, attorno al "fnasil" (non incespicare bambina!); prendi il sentiero sotto il castagno d'India: sono al campo soprano con un po' di rugiada negli occhi.
(Giacomo Bellone- Poesia Occitana - OusitanioVivo)


Immagine @cielomiomarito

sabato 29 novembre 2008

IX - Meteo live




Adman l'è Sant'Andraiya. L'invarn à l'è 'ncamin c'al munta 'n caraiya...


A fine nevicata cm. 30



venerdì 28 novembre 2008

VIII - Nevica



Con l'età si impara che la neve è fatica. Quest'anno più di altri, ho sperato che l'inverno dimenticasse i miei posti, benché già il gelo dei giorni scorsi preannunciasse l'infrangersi delle mie speranze. Poi stamattina (ampiamente annunciata) ecco la copiosa nevicata , che misteriosamente
con la sua bianca e soffice distesa, ha spazzato via tutto il mio risentimento. Anche l'età è andata a farsi benedire, lasciandomi bambina alla finestra a spiare i fiocchi danzare con le cince sul balcone...


Per dovere di cronaca, la luna di Novembre si è fatta ieri alle 17.55, quando già il mio barometro sputacchiava acqua sul pavimento. Come direbbe mio nonno: "Ah san bicc..."



A fine nevicata: 45 cm




lunedì 24 novembre 2008

VII - La coltre




I mattini passano chiari
e deserti. Così i tuoi occhi
s'aprivano un tempo. Il mattino
trascorreva lento, era un gorgo
d'immobile luce.
Taceva. Tu viva tacevi; le cose
vivevano sotto i tuoi occhi
(non pena non febbre non ombra)
come un mare al mattino, chiaro.

Dove sei tu, luce, è il mattino.
Tu eri la vita e le cose.
In te desti respiravamo
sotto il cielo che ancora è in noi.
Non pena non febbre allora,
non quest'ombra greve del giorno
affollato e diverso. O luce,
chiarezza lontana, respiro
affannoso, rivolgi gli occhi
immobili e chiari su noi.
E' buio il mattino che passa
senza la luce dei tuoi occhi.

Cesare Pavese

Immagine:Lift

VI - Bassa pressione




Aggiornamento mattutino:
MIN -4,7°C
NEVE 5 cm.

Immagine: Il mio barometro ad acqua
(che non sbaglia mai!)

domenica 23 novembre 2008

V - Anno Domini 1972



C'era il pero in cortile,
c'era la ruspa cingolata,
c'eri tu
... e per sparare ci voleva il porto d'armi.






Immagini: La nevicata del '72

mercoledì 19 novembre 2008

IV - Sentieri

 

Caminante, son tus huellas
el camino y nada más;
Caminante, no hay camino,
se hace camino al andar.
Al andar se hace el camino,
y al volver la vista atrás
se ve la senda que nunca
se ha de volver a pisar.
Caminante no hay camino
sino estelas en la mar. 

(Antonio Machado)


Immagine: Salauta - segnavia
 

martedì 18 novembre 2008

III



No, non sono realmente quattro baracche e fango. È montagna e confine. È quella zona sfumata difficile da mettere a fuoco, per chi la guarda dalla città. È ubriaco capogiro, quando di lassù ti rendi conto della fortuna. È malinconia nel guardare il resto e il resto è lontano. È accontentarsi, in un mondo che ti vuole scontento ed è guardare il luccichìo dei giorni di festa, l’affollarsi vacanziero sull’unica via, sull’unica piazza, in perpetuo bilico tra il desiderio di farne parte e l’istinto a fuggire.


Sono montagna, sono confine
Sono remota malinconia
(Immagine: Forte Pepino)

II - Radici

…Vus, istrümant, ràis…
 



e la ‘m maguna ancâr…

Click!


Immagine: Gli arnesi del mestiere, come li ha lasciati …
 

lunedì 17 novembre 2008

I - li’mʊɲ





Il mio paese sono quattro baracche e un gran fango, ma lo attraversa lo stradone provinciale dove giocavo da bambino. Siccome - ripeto - sono ambizioso, volevo girare per tutto il mondo e, giunto nei siti più lontani, voltarmi e dire in presenza di tutti: ‘Non avete mai sentito nominare quei quattro tetti? Ebbene, io vengo di là’”. (Cesare Pavese)

Immagine: Limone al risveglio
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