venerdì 27 dicembre 2013

Villa Torre


Narrano le storie familiari di come, su per giù negli anni '30, barba Palamin (Palamino) arrivasse da Milano per costruire questa torre e di come nei momenti liberi rubasse il cuore di Luisa, cugina di mio nonno, e la prendesse in sposa. Sempre le storie familiari narrano di come barba Palamin fuggisse poi con la giovane segretaria. Di lui nulla più si seppe. La torre è ancora lì.


sabato 21 dicembre 2013

Limun d'in bot



Ci arriva da don Romano questa deliziosa strenna natalizia. Fresco di stampa, il libro racconta il nostro paese attraverso le cartoline d'epoca dalla fine del 1800 fino al 1965. Tra storia e curiosità, una passeggiata nel nostro passato ripercorrendo le carère, curiosando in piazza, riscoprendo le antiche frazioni.
I testi sono di don Romano Fiandra con la collaborazione di Marco Bellone, le cartoline provengono dalla collezione di Pietro Tosello (Piero del Fra). In vendita in Parrocchia, se volete farvi o fare un bel regalo, questa è l'occasione.










lunedì 16 dicembre 2013

La Cuneo-Nizza unisce




Bella, ben organizzata e molto sentita, la manifestazione che si è svolta ieri a Tenda per protestare contro i tagli alla Linea ferroviaria Cuneo-Nizza. Per parte francese, presenti le associazioni e i rappresentanti istituzionali delle Valle Roja, mentre per l'Italia c'erano l'assessore Valter Fantino a rappresentare il Sindaco di Cuneo, Manuele Isoardi consigliere 5 stelle sempre di Cuneo, Fabrizio Biolé consigliere regionale e il Comitato per la difesa della ferrovia, che già sabato alla stazione di Cuneo aveva organizzato un ironico e provocatorio funerale, con tanto di bara e becchini. Grandi assenti, non so se perché già disillusi o per incosciente disinteresse, la società civile e i rappresentanti del mondo imprenditoriale e turistico della valle Vermenagna e di Limone in particolare. Seguiranno altre iniziative, perché chi ama la Cuneo-Nizza non si arrende all'arroganza, alle bugie e alle ingiustizie di chi vuole rubarci un bene che è nostro, pagato caro in termini di fatica, di vite e di denaro. 




giovedì 5 dicembre 2013

Radici

La mia bisnonna materna 



Giovanna Cavallera
- Ariòu -

Boves, 1867 - 1943 


sabato 30 novembre 2013

Proverbi



30 novembre 2013

A Sant'Andraiya, l'invarn munta an caraiya

 
A Sant'Andrea, l'inverno sale in cattedra
(letterale: sulla sedia)

 

mercoledì 20 novembre 2013

martedì 19 novembre 2013

... è arrivata


12 cm nel pomeriggio e serata di ieri, 9 cm nella notte...


mercoledì 6 novembre 2013

I canti della Resistenza Italiana: Addio valle Roja

Lago delle Mesce - Casterino
Click sulla foto per ingrandire






In cerca di informazioni sul lago delle Mesce, mi sono imbattuta in questa canzone che, sull'aria di "Addio a Lugano", canta con tenerezza di una Valle Roja ancora Italiana. Annotarla nel blogghino mi pare doveroso...


Dal sito il Deposito.org

Montagne di Val Roja
Valloni e valloncelli
Dove noi siam passati
Nei nostri giorni belli
I partigiani vanno
Seguendo il lor destin.
Addio bel Casterino
O dolce terra amica
Scendiamo verso il piano
Lasciando Pejrafica
Di questa cara terra
Giammai ci scorderem
Bei prati del Sabbione
Eccelsa Scandejera
Foste la nostra casa
Sulla montagna nera
Voi pure salutiamo
Colla speranza in cor
Addio bei laghi azzurri
Dai bei riflessi d'oro
Un canto di saluto
Vi diamo tutti in coro
Forse ci rivedremo
Nel tempo che verrà
Valoni di Val Roja
Dove noi siam passati
Che i rombi cupi al vento
Avete riecheggiati
Tra i canti di vittoria
Un giorno tornerem
Addio belle ragazze
Di Mesce e Casterino
Ci avete reso liete
Le tappe del cammino
I vostri bei ricordi
Nel cuore porterem
Voi tutti amici cari
Amici che restate
Del partigiano alpino
Sempre vi ricordate
Un giorno assai più bello
Forse ci rivedrem.


martedì 5 novembre 2013

Souvenirs

Click sulla foto per ingrandire

Capanna Chiara negli anni '50 del secolo scorso.



Ediz. Dep. Cartiere G. Olivetti - Cuneo

Collezione PAB

giovedì 24 ottobre 2013

Valmasca



Valmasca
La Valmasca: la valle della Strega. Racconta la leggenda che proprio lassù nel Medioevo il Conte di Tenda, temendone i poteri, fece confinare la strega Revelli da Pavia. Sempre la leggenda, racconta di una Strega cattiva, pronta a lanciare malefici contro i pastori che non la omaggiassero con bestiame e formaggi. A me piace pensare che la Strega Revelli fosse invece una donna calpestata e offesa decisa a non farsi calpestare più e a vivere finalmente libera in quella selvaggia prigione tra i monti. E benché l'etimologia suggerisca il contrario, da che mondo e mondo quando si parla di donne, libera e cattiva diventano sinonimi.


mercoledì 18 settembre 2013

Proverbi




La luna ilh fai reu, o vant o breu


La luna fa il cerchio, o vento o pioggia


martedì 3 settembre 2013

martedì 13 agosto 2013

domenica 7 luglio 2013

La frana di Giaura: aggiornamento

Piccolo aggiornamento sulla situazione "frana" lungo il sentiero che dal lago porta al Forte di Giaura. Lo smottamento è sempre lì  a sbarrare il passo alle persone vertiginose, però la mia sensazione è che il terriccio si sia un po' assestato [passate in tanti e assestatelo di più per favore :)] e si senta meno sgretolamento sotto ai piedi, tanto che sono riuscita a passare senza troppi problemi sia all'andata che al ritorno... con prudenza. Eviterei di portarci i bambini. Nel video pubblicato qui sotto dico una parolaccia. Mi scuso con le persone sensibili, ma quando ci vuole ci vuole ;)




Una delle due è una frana...


E il premio per aver vinto la paura è stato questo bello spettacolo al Forte di Giaura: 





mercoledì 19 giugno 2013

Griĉ


Griĉ ant'i Mian

Grilli ai Mian

escuta - ascolta


 Immagine ©A.Bottero

mercoledì 12 giugno 2013

domenica 9 giugno 2013

Tracce...



Ci sono persone che pur nella loro discrezione e pur se ad un certo punto paiono scomparire, riescono a lasciare tracce profonde nella nostra vita.

Della mia prima infanzia non ho ricordo di persone specifiche al di fuori della famiglia: c'era mamma, c'era papà, c'erano le sorelline, i nonni, gli zii. E c'era Moletto. Moletto e basta, ché il nome lo avrei scoperto solo da adulta.
Avevo quattro anni e nei pomeriggi di inverno papà mi portava allo skilift dei Mian. Non sapevo sciare ed è probabile che passassi il tempo giocando con la neve e invidiando i bimbi più grandi che sfrecciavano sui loro meravigliosi sci, finché un certo giorno arrivò Moletto, mi prese in braccio, mi disse cose buffe per non farmi piangere e cominciò a portarmi su e giù su quella meravigliosa giostra che è la montagna d'inverno. Una, due, tre, dieci, cento volte in quell'inverno unico, salimmo e scendemmo quei pendii. Ricordo l'aria fredda sul viso, la sua barba ispida sotto le mie manine, il suo ridere allegro e ricordo che in braccio a lui non avevo paura. 
Un giorno, non so come successe, sullo skilift ci salii da sola e sempre non so come, un giorno Moletto scomparve dalla mia vita.

Questa notte Gianpiero Moletto è andato via dalla vita di tutti.

Mi piace immaginare che quando toccherà a me di andare via, lo troverò lassù da qualche parte che mi aspetta. Mi piace immaginare che mi prenderà in braccio, lui con la sua barba ispida e la sua risata allegra e quell'aria fredda sul viso. Mi piace immaginare che fidandomi di lui, sarà più facile andare.

Ciao Moletto. Lella bambina ti ha voluto tanto bene.


domenica 2 giugno 2013

Proverbi




Cura gi cül i sun früst
gi Pater noster i venu dzüst


Concetto che Fabrizio De André
rese mirabilmente cantando:

"Si sa che la gente da buoni consigli
se non può più dare cattivo esempio"


Fonte: Toni Bisuchìn



sabato 6 aprile 2013

Il treno mulo

La Ventimiglia - Cuneo vista da Altan


Da: L'Italia in seconda classe

 di Paolo Rumiz


Montagna, nubi nere. La Costa Azzurra scompare, e subito la bestia su rotaia cambia natura. Dopo la baleniera delle Isole, il bruco appenninico e la lanterna magica, ecco il treno che diventa mulo. Sale nervoso, a strattoni, entra nel temporale, taglia con pazzeschi mezzacosta rocce verdi e rosa, s'aggrappa al nulla, s'intreccia al fiume gonfio che scende dal Col di Tenda attraversando un pezzo di Francia. Ce ne accorgiamo alla stazione di Saint Dalmas, quando a un tratto il vento sposa odore di muschio e baguettes. E' il segno delle Alpi.

Curve assurde, ponti disegnati da un pazzo. Il macchinista smanetta, segue alla lettera il registro che gli detta le velocità chilometro per chilometro. E' come un pentagramma: senza quella traccia è impossibile interpretare il "sound" di questo capolavoro italiano. Solo che la linea è cambiata: l'abbandono della montagna l'hanno cosparsa di impercettibili segni di collasso. E allora, quello che doveva essere un andante con brio, diventa un lento assai. E la velocità, anziché un'addizione di spinte, la risultante di sottrazioni prudenziali.
Il tunnel buca l'osso delle Alpi, va dritto come una spada per nove chilometri. A metà percorso il macchinista rallenta, ci fa guardare fuori. E' il punto di scollinamento, l'unico da dove vedi entrambe le imboccature. Ed eccole infatti, lontane come due fiammiferi perduti nel buio siderale. Le gallerie sono tutte così: metà in salita e metà in discesa. Ai tempi del carbone, se la locomotiva perdeva colpi in galleria, era impensabile continuare. Per non morire intossicati bisognava uscire con la sola forza di gravità, motori al minimo.

L'uscita si avvicina, abbacinante, ti spara nella retina un sipario d'alberi che si contorce al vento. E' il treno stesso che spinge fuori un cilindro d'aria fredda, perfora la vampa estiva come un ariete. Guardo a questi grandiosi manufatti come alla piramide di Cheope, il relitto di una civiltà scomparsa. Non ne capisco più il senso. Eppure la galleria, col suo doppio binario, parla chiaro. Ti dice che qui, solo ottant'anni fa, il traffico era enorme. Non c'erano né Maastricht né Schengen, ma le Alpi erano vive.

Fra un treno e l'altro, nel tunnel passavano cantando i carrettieri, con le torce accese. Anche d'inverno.
Cuneo, stazione di Cuneo, te la raccomando Cuneo d'agosto. Per strada solo marocchini più un gattone grigio che sente il temporale e mi ronfa tra i piedi come un quadrimotore. Ma che stazione! Monumentale, a quattro piani, con il bar, piatti caldi con polenta e funghi, foto di locomotive. Salve Piemonte! Un chilometro più in là, nella piana del fiume Gesso, eccoti una seconda stazione, più antica ancora, risorgimentale, con i segni flebili di quell'epoca estinta, di prima che la Res Publica diventasse una cenerentola e lo Stato un osso da spolpare.

Il macchinista del Cuneo-Torino riconosce Paolini, lo invita a bordo, ci spiega con solennità che in Piemonte nacque e morì una grande idea ferroviaria. "Nacque con i Cattaneo e i Cavour; morì con gli Agnelli e il boom dell'automobile; fu sepolta con le alluvioni che distrussero i ponti, dopo che quel boom spopolò le montagne". Ed elenca decine di linee dismesse: Brusca-Dronero, Bra-Ceva, Cavallermaggiore-Moretta, Saluzzo-Airasca, Bricherasio-Barge. Una rete fantastica che nessuno riattiva, figurarsi. Nemmeno oggi che l'auto è in agonia.

Sappiatelo, italiani. Nel 1890 il grosso delle vostra rete era già ultimato. Una sfida pazzesca, per un Paese pieno di montagne. Dietro a quella sfida, un'idea grandiosa: federare le nostre diversità. Nel 1940 si raggiunse l'apice: 42 mila chilometri di rete, 330 milioni di passeggeri, 190 milioni di tonnellate di merci trasportate. Il fischio del treno raggiungeva ogni sperduto paese. Poi venne la gomma e la dismissione delle linee. Guardo la carta ferroviaria di Marco. Disegna un corpo scarnificato, senza più capillari, ridotto alle sole arterie. E gli orari? Quelli di ieri erano enciclopedie. Oggi sono opuscoli da ridere.

Il treno-mulo accelera, ostinato e bastardo, punta verso il Monviso nel temporale, sfida il vento che spazza la Padania, l'andazzo della patria in svendita. Certo, questi non daranno il Colosseo ai privati. Faranno di peggio. Mentre le regioni grideranno "Devolution!", faranno cassa liquidando l'Italia minore, spolpando il territorio, e gli italiani taceranno ancora. Il treno va, solitario tra le immondizie, e penso: come ci ha capito Berlusconi.
Scendiamo a Cavallermaggiore, c'è la coincidenza per le Langhe. Un'altra stazione enorme, figlia di un'altra era geologica. Ma mentre la ammiro, scopro di aver dimenticato giacca e portafoglio sull'altro treno. Paolini, che da figlio di ferroviere conosce il trucco, chiama al cellulare la plancia di comando in corsa su Torino. Sembra la pubblicità del famoso amaro: il capotreno risponde, trova la "refurtiva", ci dà appuntamento per la riconsegna alla stessa stazione, due ore dopo. Grazie, amico-treno.
Si riparte per Bra, a bordo c'è un bigliettaio che lotta con due ragazzini. Lo chiamano "mongoloide", rifiutano di pagare il biglietto, sghignazzano. "Ogni giorno è così", racconta. "I soldi li hanno, ma giocano a fregare il pubblico ufficiale. Fiutano un andazzo. Sanno che resteranno impuniti, hanno capiuto che in Italia chi svolge un servizio non conta nulla". Chiamiamo la Polfer di Asti. Gli agenti riattaccano, fingono di non capire. Al quarto tentativo, chiedono: "a bordo c'è vandalismo?". No, risponde il capotreno. E loro: "Abbiamo altre priorità, provi a chiamare Alessandria". Come dire: fottiti. Alessandria è troppo lontana, e poi quelli scendono prima. Ecco come si smantella un Paese.

Il macchinista non s'incazza più ormai. Sorride amaro: "meno male che presto vado in pensione". Racconta la storia di un algerino che gira i treni con addosso la maglietta juventina di Zidane e non paga mai, anzi, insulta il personale. "Finisce sempre così. Noi si chiama la Polfer, quello scende in stazione, la Polizia fa la mossa di beccarlo, lui scappa. Eppure lo vedi subito con quella maglietta. Un giorno l'ho inseguito io, mi aveva insultato la madre. L'ho raggiunto subito, ma poi? Che dovevo fare, farmi bucare lo stomaco?".

Scendiamo a Bra, siamo tormentati da una domanda. Chi glielo fa fare ai nostri eroi? Inseguono i mariuoli, ti riportano il portafogli, aspettano per non lasciarti come un pirla in stazioni vuote, chiuse dall'Azienda Italia. Il treno va, forse solo il "fattore umano" lo fa andare, ignorato e umiliato, con tanti piccoli atti non dovuti. Fino a quando?

Ho appuntamento con un amico al bar, lui arriva in bici, gliela sequestro. La rabbia mi ha provocato uno smottamento metabolico, se non pedalo scoppio. Lascio il sacco a Marco e scappo tra vigne miliardarie. Tiro il fiato alla stazione di Barbaresco, un gioiello abbandonato in mezzo a fantastiche colline. Ma che succede? Arriva un treno. E' il mio! A bordo c'è Paolini che legge. Vedo anche me stesso sul mulo che va, scalcagnato e bastardo, impietosa allegoria dell'Italia. Pubblica povertà e privata ricchezza.



lunedì 1 aprile 2013

Sulla chiusura della Cuneo-Ventimiglia-Nizza





Da TargatoCN 31-03-2013


 "

Anni fa decidemmo di creare una Associazione per valorizzare la linea ferroviaria Ventimiglia-Cuneo in risposta ad una acida ed algida battuta del Ing. Moretti, A.D. di Trenitalia, il quale, rivolgendosi ad un gruppo di amministratori pubblici di Ventimiglia affermò che questo tratto era un ramo secco e che si doveva chiudere.
 Nacque così l'AGB ( Associazione Giuseppe Biancheri - Valorizzazione Ferrovia di Val Roya ) e si iniziò a preparare un calendario di attività.
 L'obiettivo era chiaro, dimostrare a questi potenti manager seduti comodamente a nostre spese nei loro uffici romani dell'Italia che conta, che le città, i territori, e le persone che li abitano, da lì si vedono in modo distorto, anzi si vedono poco, con poca chiarezza e poca lucidità.
 Volevamo sensibilizzare i nostri amministratori locali, regionali e nazionali che questa linea era multi-funzione, viva e di pubblica utilità. 
Da qui siamo partiti ed in pochi anni abbiamo creato tanti scenari fatti di uomini, donne, natura e ambiente, aziende, colori e soprattutto emozioni.
 Siamo partiti organizzando un treno a vapore, patrocinato dalla Regione Liguria in onore al Presidente Giuseppe Biancheri che ha lottato per costruire questa linea, un ventimigliese che oltre un secolo fà aveva già immaginato il naturale collegamento tra Torino e Nizza, un azione cruciale per il futuro sviluppo economico di una intera macro-area che comprende Torino, Cuneo, Ventimiglia e Nizza.
 Senza infrastrutture la storia sarebbe andata diversamente...
 Senza la costruzione del Colle di Tenda e della strada di Val Roya, il Piemonte si sarebbe affacciato solo su Genova , forse su Savona, niente vicinanza con la Francia.
 Poi abbiamo iniziato a conoscere chi viveva in questa macro-regione, chi utilizzava questo treno e su queste carrozze ci saliva davvero.
 Gente che vive il confine come spazio da esplorare, giovani che ogni giorno utilizzano il treno per raggiungere una scuola distante dalla loro abitazione, turisti con gli sci, con le biciclette, con zaini enormi, che quotidianamente vanno alla scoperta di località splendide, valli incontaminate, piccoli villaggi millenari ricchi di storia, di cultura e di arte. Abbiamo scoperto uomini di affari, politici, imprenditori che in poco tempo, comodamente, senza rischiare di dovere trovare neve per strada, senza pericoli di code, senza usare la propria macchina, si spostavano in treno, da Ventimiglia a Cuneo, da Breil a Borgo S. Dalmazzo, seduti serenamente a godersi lo spettacolo dal finestrino, o intenti a lavorare con il tablet. Evidentemente le tecnologie si usano anche sui treni minori, sulle tratte secondarie, sui rami secchi per intenderci meglio.
 Dopo abbiamo scoperto che questo treno oltre a collegare direttamente Piazza Galimberti con Piazza della Libertà, in realtà dava la possibilità a tanti cittadini italiani che avevano casa a Nizza, o volevano andare in costa Azzurra, di partire da Torino, far cambio treno a Ventimiglia e raggiungere la Francia comodamente e serenamente.
 Abbiamo trovato tante persone che ormai stanche di vedere aumentare il prezzo del carburante, preferivano andare in biglietteria in stazione e con pochi euro di biglietto raggiungere le mete montane e di mare che preferivano.
 Durante l'inverno abbiamo visto ogni domenica centinaia di famiglie ventimigliesi, bordigotte o imperiesi, armate di sci in direzione Limone Piemonte.
 Vi sono tante organizzazioni di volontariato che organizzano corsi di sci a prezzi contenuti, grazie anche all'utilizzo del treno.
Abbiamo incontrato il Sindaco di Limone che ci ha sostenuto, chiedendo più treni e meno traffico, per evitare che il paese fosse strangolato dallo smog.
 Abbiamo incontrato il Sindaco di Cuneo che ci ha ricordato il gemellaggio storico con la città di Nizza e l'aiuto che ha dato il treno al commercio cittadino, portando i liguri e non solo nella "Granda". 
Abbiamo incontrato il Sindaco di Airole che ci ha raccontato di quanti stranieri avevano scelto di vivere in questo paesino della Val Roya anche perché pur essendo un piccolo villaggio era fornito di una stazione ferroviaria situata su una linea internazionale.
 Abbiamo incontrato il Sindaco di Tenda che ci ha sostenuto per non far chiudere le fermate, raccontandoci aneddoti e storie del suo paese quando era ancora italiano.
 Abbiamo organizzato escursioni, portando le biciclette sul treno verso le vette alpine, per lanciarsi sulle tracce di Napoleone, fino a raggiungere nella stessa giornata il Mediterraneo.
 Siamo andati in Svizzera per chiedere di fare piu treni turistici diretti da Zurigo a Nizza, offrendo a loro le nostre bellezze, i nostri territori, i nostri fiori, e a breve gli Svizzeri torneranno con con questo mezzo, che indubbiamente loro sanno utilizzare adeguatamente, in visita a San Remo e Dolceacqua.
 Siamo andati alla Camera di Commercio di Cuneo a chiedere di organizzare un treno turistico settimanale per promuovere i prodotti eno-gastronomici liguri e piemontesi, una dieta da leccarsi i baffi.
Siamo andati in Regione Liguria a chiedere di organizzare un evento commemorativo per l'apertura del tratto Tenda-Limone attraverso la corsa di treno a vapore.

E ancora, sempre più coinvolti nel mondo sportivo abbiamo aderito alla brillante idea di alcune donne che a scopo sociale hanno lanciato l'idea di creare un gemellaggio tra Cuneo e Ventimiglia attraverso una maratona "in rosa" nata in un piccolo paese come tanti del nostro territorio, come tanti che compongono l'Italia.
 Tutto questo lo abbiamo fatto spontaneamente e volontariamente perché siamo convinti che questa linea è vita, è un anello indispensabile per promuovere turismo, commercio, sport, cultura, per permettere a tante persone di visitare luoghi che aprono il cuore, per mescolare tradizioni e storie diverse, per divertirsi, per rilassarsi, per conoscere meglio la nostra storia, per essere piu Europei. 
Perché questa è una linea storica, a basso costo, che non ha bisogno di avere i milioni necessari per la TAV, i denari pubblici che verrano spesi per ammodernare il Tunnel del Col di Tenda. E' già tutto pronto, è già tutto a disposizione.
Siamo convinti che il Presidente della Regione Piemonte stia commettendo un grave delitto alle sue popolazioni, stia facendo un grosso dispetto ai suoi imprenditori, stia commettendo un grave ed irreparabile errore. 
L'unico dispiacere è che questa è l'ultima occasione e poi l'AGB non avrà più senso di esistere, un altro sogno che se ne va, i sogni di tante persone semplici ed umili.
Siamo dispiaciuti che per pochi euro a testa, un amministratore sordo e cieco, un amministratore lontano dalla gente, un potente politico, possa decidere da solo, in un attimo, di sacrificare per sempre un opera secolare voluta da due cittadini illustri, guarda caso un ligure ed un piemontese, quali Cavour e Biancheri , nel lontano fine ' 800.

Ci vollero solo i nazisti e la seconda guerra mondiale per distruggere questa linea.
 Tutti coloro i quali amano la Val Roya e il piccolo trenino che va su e giù attraversando gallerie che sembrano pennellate nel verde e natura selvaggia a pochi metri dal Mar Mediterraneo non avrebbero mai pensato di dover assistere a questo finale sciagurato, di dover tornare con le lancette indietro nel tempo, come in una situazione bellica. 
La povertà umana ed intellettuale e la mancanza di sensibilità sono purtroppo più forti di qualsiasi crisi economica e di qualsiasi evento tragico.


Viva la ferrovia internazionale Cuneo-Ventimiglia-Nizza !


Associazione Giuseppe Biancheri

Valorizzazione Ferrovia di Val Roya

venerdì 29 marzo 2013

Lu Pasho

Fino agli anni 50, ogni cinque anni a Limone si celebrava il Venerdì Santo  con una rievocazione storica. Oltre ai centurioni, ai soldati a cavallo, alla Madonna e alle pie donne, un ruolo importante era quello del cantore del "Pasho", il quale inginocchiato ai piedi del Calvario intonava in latino la passione di Cristo. A giudicare dalle immagini ritrovate nei cassetti, i membri della mia famiglia hanno partecipato a più di una edizione così che troviamo immortalati almeno una Veronica, una Madonna, un po' di massari e un timido quanto fiero cantore: mio padre. Oltre alle immagini in bianco e nero e ai racconti ormai sbiaditi delle mie zie, a testimonianza dell'evento restano, dietro l'altare maggiore, le ferite inferte dai pali inseriti nella parete  per costruire il palco della rappresentazione. I nostri avi non immaginavano che sotto gli svariati strati di tinteggiatura si nascondesse un pregevole affresco del '500 rappresentante i Santi Pietro e Paolo, riemerso in occasione del restauro della Parrocchia.
Vi lascio un po' di fotografie da spulciare alla ricerca di volti conosciuti... Buona Pasqua!

Papà canta il Pasho, Pulìn 'd Ciaciu vigila austero

Il palco

Dietro all'altare l'affresco "decapitato"
(Immagine: Luigi Barbano per il Bollettino Parrocchiale)



giovedì 28 marzo 2013

Proverbi






Coma fa la Smana Santa, fa tuta l'anà 'd pianta

Il tempo che fa in settimana Santa, farà tutto l'anno


giovedì 14 marzo 2013

Rassa nostrana



Drit e sincer, cosa ch’a sun, a smijo:
teste quadre, puls ferm e fìdic san
a parlo poc ma a san cosa ch’a diso
bele ch’a marcio adasi, a van luntan.

Sarajé, müradur e sternighin,
minör e campagnin, sarun e fré:
s’a-j pias gargarisé quaic buta ed vin,
j’é gnün ch’a-j bagna el nas per travajé.

Gent ch’a mercanda nen temp e südur:
- rassa nostrana libera e testarda -
tüt el mund a cunoss ch’i ch’a sun lur
e, quand ch’a passo … tüt el mund a-j guarda:

Biund canavesan cun j’öj colur del cel
robüst e fier parej d’ij so castej.
Muntagnard valdostan daj nerv d’assel,
mascc ed val Süsa dür cume ed martej.

Face dle Langhe, rubie d’alegrìa,
ferlingot desciulà d’ij pian versleis,
e bieleis trafigun pien d’energìa
che per cunossje a-i va set ani e un meis.

Gent ed Cuni: passienta e un poc dasianta
ch’a l’ha le scarpe grosse e el servel fin,
e gent munfrina che, parland, a canta,
ch’a mussa, a fris, a böj … cume ij so vin.

Tüt el Piemunt ch’a va serchesse el pan,
tüt el Piemunt cun sua parlada fiera
che ant le bataje del travaj üman
a ten auta la frunt … e la bandiera.

O biunde ed gran, pianüre dl’Argentina
“fazende” del Brasil perse an campagna
i sente mai passé n’”aria” munfrina
o el riturnel ed na cansun ed muntagna?

Mine dla Fransa, mine dl’Almagna
che el füm a sercia an gir parej ed na frangia,
vujaute i pöle dì s’as lo guadagna,
nost ovrié, cul toc ed pan ch’a mangia.

Quaic volta a turno e ij sold vansà ed bun giüst
a-j rendo un ciabotin o un toc ed tera
e anlura a anlevo le sue fiëte ed süst
e ij fiolastrun ch’a l’han vinciü la guera.

Ma el pi dle volte na stagiun perdüa
o na frev o un malör del so mesté
a j’incioda ant na tumba patanüa
spersa ant un camp-sant foresté.
(Nino Costa)


Fonte: Piemunteis.it



Questi bei versi fino ad oggi mi erano del tutto sconosciuti. Stamattina ho scoperto che il neo eletto Papa Francesco, argentino di origini piemontesi, sa recitarli tutti quanti, così mi sono incuriosita, li ho cercati e ora li condivido con voi (di studiarli a memoria però non se ne parla!)

Traduzione:

Diritti e sinceri, quel che sono, appaiono:
teste quadre, polso fermo e fegato sano:
parlano poco, ma sanno quel che dicono:
pur camminando adagio, vanno lontano.

Seraiè, muratori e sternighin,
minatori e contadini, saron e fabbri,
se gli piace gargarizzare qualche bottiglia di vino,
non c'è nessuno che gli bagni il naso nel lavorare.

Gente che non mercanteggia tempo e sudore
- razza nostrana, libera e testarda -
tutto il mondo sa chi sono
e quando passano, tutto il mondo li guarda.

Biondi canavesani con gli occhi color del cielo,
robusti e fieri come i loro castelli.
Montanari valdaostani dai nervi d'acciaio,
maschi della Val Susa duri come martelli.

Facce di Langa, rubiconde di allegria;
"ferlingot" disinvolti della pianura vercellese
e biellesi trafficoni pieni di energia
che per conoscerli ci voglion sette anni e un mese.

Gente di Cuneo: paziente e un po' lenta
che ha le scarpe grosse e il cervello fino,
e gente monferrina che, parlando, canta,
che spumeggia, frizza, ribolle... come i suoi vini.

Tutto il Piemonte che va a cercarsi il pane,
tutto il Piemonte con la sua parlata fiera,
che nelle battaglie del lavoro umano,
tiene alta la fronte... e la bandiera.

O bionde di grano, pianure Argentine
fazende del Brasile perse nella campagna,
non sentite mai passare un'aria monferrina
o il ritornello di una canzone di montagna?

Miniere di Francia, miniere di Alemagna,
che il fumo circonda come una frangia,
voi lo potete dire se se lo guadagna
il nostro operaio, quel pezzo di pane che mangia.

Qualche volta ritornano, e i soldi risparmiati
gli rendono una casetta o un pezzo di terra
e allora allevano le loro figlie (...)
e i ragazzoni che hanno vinto la guerra

Ma il più delle volte una stagione perduta
o una febbre o un malanno da lavoro,
li inchioda in una tomba spoglia
persa in un cimitero straniero.
 

mercoledì 6 marzo 2013

Souvenirs

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Limone negli anni '40 del secolo scorso


Fotocelere Torino - Vera Fotografia 
Ediz. Marro Adelaide - Riv. n. 1 - Limone

Collezione Franco Dell’Amico


 

...estan matant la Terra

Copio e incollo dal sito "petizionepubblica"
Lo scopo di questa petizione e' quello di salvare un bosco di faggi costituito circa ottant'anni fa, situato nel centro del Comune di Limone Piemonte (Cuneo).
Il bosco ha una valenza storica, venne impiantato con la funzione di fare da schermo rispetto ad una linea ferrata. Attualmente esso presenta piante di particolare bellezza che godono di ottima salute e protegge idrogeologicamente la riva su cui sorge. Ha inoltre un importante valore paesaggistico oltre al fatto di operare una rilevante azione di mitigazione acustica e visiva.
Questo bosco scomparira' pero' a breve perche' il Comune ha dato il via libera, tramite variante al Piano regolatore generale, alla realizzazione di autorimesse interrate.
Riteniamo che la distruzione del bosco vada a contrastare l'articolo 9 della Costituzione Italiana che prevede la tutela del paesaggio e del patrimonio storico.
Chiediamo pertanto all'Amministrazione Comunale ed alla Regione Piemonte (alla quale, come da procedura, spettera' esaminare gli aspetti paesaggistici della realizzazione) di fermare subito questo intervento.
Se volete firmare potete farlo qui.



Padre
ditemi cosa
hanno fatto al fiume
che più non canta.
Scivola come un barbo
morto sotto un palmo
di schiuma bianca.

Padre
poichè il fiume ormai non è fiume
Padre
prima che torni l'estate
nascondete tutto ciò che è vivo.

Padre
ditemi cosa
hanno fatto al bosco
che più non ci sono alberi.
In inverno non avremo fuoco
nè luogo in estate
dove ripararci.

Padre
poichè il bosco ormai non è bosco
Padre
prima che faccia buio
riempite di vita la dispensa.

Senza legna e senza pesci, padre
dovremo bruciare la barca,
coltivare il grano tra le rovine,
padre,
e sbarrare con tre catenacci la casa

Padre
se non ci sono pini
non ci saranno pinoli
nè bruchi, nè uccelli.

Padre
dove non ci sono fiori
non esistono api,
nè cera, nè miele.

Padre
poichè il campo ormai non è campo.
Padre
domani dal cielo pioverà sangue.
Il vento lo racconta piangendo.

Padre
ormai sono qui...
mostri di carne
vermi di ferro.

Padre
no, non abbiate paura
e dite che no,
che io vi aspetto.

Padre
stanno uccidendo la terra.
Padre
smettete di piangere
ci hanno dichiarato guerra.

Joan Manuel Serrat



martedì 5 marzo 2013

La Morga dei Mian



Il 29 aprile 1899, Bottero Antonio fu Vincenzo Masoeràt, acquistava da Tosello Margherita fu Spirito Priton, "Tenimento a campi detto 'la Morga dei Mian', nella Regione omonima [...] con diritto alla metà del casolare esistente nelli attigui fondi dell'eredi fu Giovanni Viale Ganeto, con quali eredi è il casolare ancora indiviso [...] il tutto a corpo e senza indicazioni di mappa, mancante a Limone Piemonte.
Del prezzo in £ 800 viene spedita quietanza in rogito dell'atto."

Il 15 novembre 1905 il bisnonno Antonio Masoaràt acquisiva per £ 700 l'intera proprietà del ciabòt.

sabato 16 febbraio 2013

La funtâna dal Sarvan

La funtâna dal Sarvan

Narra un'antica leggenda che tanti tanti tanti anni fa, su dalle parti di Maire Savoia abitasse una donna e che questa ogni domenica scendesse al mercato a comprare la farina per fare il pane. Un giorno, giunta vicino ad una fonte d'acqua fresca, tirò fuori dalla sporta una tazza e si mise a bere. Proprio in quel momento spuntò fuori un ometto niente bello, molto storto e assai peloso che con fare gentile le chiese da bere. La donna lì per lì si spaventò, poi però visti i modi amabili dello strano personaggio, gli offrì una tazza d'acqua. L'ometto bevve, restituì la tazza, salutò la donna e si dileguò tra i faggi. Da quel giorno trascorsero i mesi e nessuno vide più la donna al mercato, finché in occasione della festa patronale ella ritornò in paese e subito le comari si fecero intorno chiedendo spiegazioni per quella lunga assenza, allora la donna raccontò dello strano incontro alla fonte e aggiunse: "da quel giorno ogni volta che impasto il pane, prendo la farina dal sacco e quando torno la volta dopo il sacco è pieno, così che non ho più bisogno di scendere al mercato". Immenso fu lo stupore  e tutti si interrogarono su questo prodigio senza venirne a capo. La donna riprese il cammino verso il suo tetto, risalì il sentiero nel bosco, entrò in casa e grandi furono sconcerto e dispiacere trovando il sacco della farina afflosciato a terra, completamente vuoto.

Morale: i prodigi sono cosa rara e misteriosa e al Sarvan non piace che vengano svelati in piazza.

Nota: La fontana in questione si trova lungo il sentiero che dai casali Astejian sale al Cros, a 10 minuti circa di cammino da Capanna Chiara. Grazie a Bruno per averci raccontato questa storia.


La fontana in versione estiva - Foto ©Luisa Spagnolo




sabato 9 febbraio 2013

Al cinema con 5 €



da la Guida:

Comune e la gestione del Cine-teatro  alla Confraternita hanno concordato di applicare la tariffa ridotta di ingresso (5 €) riservata inizialmente solo ai limonesi anche ai titolari e dipendenti di attività commerciali a Limone, militari e residenti dei comuni di Vernante, Robilante, Roccavione, Entracque e Roaschia. [gber]

...e stasera alle 21.00 noi andiamo a vederci Lincoln.

Il bosco hai i giorni contati

da: La Guida

Click per ingrandire

venerdì 1 febbraio 2013

Alpe di Papa Giovanni - Buèr - Eremo


Bella escursione non troppo ripida e alla portata di tutti, nella distesa innevata dell'Alpe di Papa Giovanni. Ci eravamo stati già prima di Natale,  ma il freddo pungente quel giorno non mi fece godere appieno la giornata (il sole nel Buèr credo si faccia vedere intorno a marzo... forse). Oggi invece meraviglia delle meraviglie, clima quasi primaverile e cielo blu... non posso non raccontarvela...
La macchina la si può lasciare sul parcheggio alla partenza della seggiovia di Limonetto per poi tornare  verso lo "Wonderfall Chalet"; qui si indossano le ciastre e si comincia il persorso costeggiando lo steccato fino alla cascata, quindi si attraversa un ponticello in legno e ci si inoltra nel bosco (seguire le tacche verdi e gialle) fino a sbucare sulla pista delle motoslitte. Pochi metri e si raggiunge la prima bella casetta in pietra. Qui si svolta a destra e in leggera salita si raggiunge l'Alpe di Papa Giovanni. Prima di proseguire, beatevi del panorama, della pace e dell'accurato restauro dell'antica borgata. Dopo aver ragiunto la croce sovrastante il villaggio, si prosegue percorrendo l'ondulata spianata sul cui sfondo svetta la nostra amata Rocca dell'Abisso. Attraversato il ponticello si continua seguendo il tracciato del torrente e dopo qualche tornante si raggiunge il gias del Buèr con la bella baita del pastore e la fontana, con ogni probabilità ghiacciata.  A queso punto, dopo le foto di rito, noi in genere torniamo sui nostri passi per trovare un posto assolato dove consumare il pranzo, e quel posto di solito è l'Eremo. Qui ha abitato per anni Fra' Francesco, che ha ristrutturato le antiche baite con cura e amore lasciando un piccolo gioiello che unito all'Alpe rende questo fazzoletto di montagna il paradiso in terra. Per raggiungerlo si torna al ponte sul torrente e si prosegue a sinistra fino a raggiungere dopo pochi minuti le belle casette in pietra (seguire insegna "Lou Viasol"). Per il ritorno si può scegliere di ripercorrere lo stesso itinerario, oppure proseguire attraversando in leggera discesa i Prati della Chiesa fino a raggiungere i ruderi di vecchie baite, di qui si imbocca un sentiero che si inoltra tra gli alberi. Dopo un paio di tornanti, superato un grosso faggio su cui spicca una traccia segnaletica gialla e verde si abbandona il tracciato principale e ci si inoltra a destra nel bosco, da dove già si scorge lo steccato del "Wonderfall Chalet" dove infine si chiude l'anello. A fare il giro completo, prendendocela comoda e facendo tante foto, abbiamo impiegato 3 ore. Qui, c'è la tracca GPX.

E ora le foto...

La cascata del Piz
La casetta che accoglie i viandanti all'Alpe di Papa Giovanni
La chiesa dell'Alpe con alle spalle il ciliegio secolare
La croce dell'Alpe
La Rocca dell'Abisso

Il gias del Buèr
Il larice dell'Eremo
L'Eremo

venerdì 25 gennaio 2013

Anello Limone - Gavél - Capanna Chiara - Astejian


Oggi, approfittando della giornata spettacolare e della neve che dire splendida è dire poco, abbiamo fatto una bella ciaspolata fino a Capanna Chiara. Qui però non racconterò il percorso odierno, perché non avendo trovando il sentiero battuto abbiamo deciso di abbandonare il tracciato previsto per salire invece dalla strada dei Braja. Ai fini di qusto post quindi, diciamo che se Bruno stamattina fosse salito da Gavél, ecco, noi di lì saremmo passati e questo vi racconto.
La macchina la potete lasciare in cima a via Almellina, poco prima del Meublé L'Artisin e seguendo le segnalazioni per Capanna Chiara fate un 50 metri a piedi fino ad arrivare all'altezza dei casali Barat dove indossate le ciastre. Dopo pochi metri, una palina vi indicherà di seguire la traccia a destra per Capanna Chiara - Maire Gavél. Di qui  si snoda il percorso in un bosco di faggi e betulle molto molto bello e non eccessivamente ripido. Dopo 40/50 minuti raggiungerete quello che resta di un aglomerato di baite denominato appunto Gavel, da dove in un lungo falsopiano si arriva nella stupefacente conca del Cros. Qui giunti, proseguite a destra imboccando la strada che porta al piazzale della vecchia seggiovia, beatevi dello spettacolo della piccola cappella dedicata alla Madonna delle Nevi che si staglia sullo sfondo delle rocce della Fascia e poi scendeta a Capanna Chiara dove se volete, potrete consumare il vostro pic-nic, oppure decidere di assaggiare l'ottima polenta di Bruno. Per il ritorno, potrete imboccare la traccia che scende proprio sotto il rifugio, sfiorando la piscina, per poi dipanarsi ripido nel bosco. Di qui tutta discesa fino ai tetti Astejian da dove si raggiunge agevolmente l'anello del Maneggio per poi ritornare alla base di partenza.
In caso di dubbi, seguite le tacche gialle e verdi sugli alberi e sulle pietre. 


Potete scaricare la traccia GPX  qui

E ora un po' di foto...

Maire Gavél

Madonnina del Cros
Fontana di Capanna Chiara

Pranzo al Rifugio Capanna Chiara


Grazie alla scolaresca ligure che, nel percorso originale oggi ha mirabilmente
coadiuvato Bruno nella battitura del tracciato Gavél - Paese


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