Pubblicato da Sba, ecco un piccolo trattato sugli insulti che nei secoli siamo stati capaci di inventarci... Scaricatelo qui, sbellicatevi e tramandatelo.
domenica 25 novembre 2012
martedì 20 novembre 2012
venerdì 16 novembre 2012
domenica 28 ottobre 2012
lunedì 8 ottobre 2012
Cücaméle al furn
Sabadè, prufitànd 'd la dzurnâ magnifica d'utùn, san muntâ al Bec Barâl pasand dal Col 'd l'Arpiola (che pé an punta san nint arübâ purché la ièra tròp rost e nus virâva la testa). An caland, dzüst ad nans d'arübâr a la Vurpigéra, avan trubâ in dzardìn 'd cücaméle che l'era ina meraviggia e n'avan fâ ina bursâ. La 'm vinìa scaji da riri, a pansâr che tütz i turnu a câsa tzarzâ 'd presiusissim porcini e nusautri manc ün! Tutün le cücaméle ij sun propi bone e cun acò che avan cugiù nus san ban argalâ sia a sinna che diamandza a dinâr. Cun acalle grose ài fâ la bâgna pur la pulenta, mentre gi cucunàt gi ài fâ al furn scu m'â mustrâ mia mâiri, anche se a dir la veritâ cigi i s'arcorda ch'ij le campâvu a rustir 'ntal feuch, ma me lu feuch l'ài nint e le ài fa coiri 'ntal furn.
Nota: Le Cücaméle cruyie i sun velenuse.
Nota: Le Cücaméle cruyie i sun velenuse.
La gi vâi:
- cücaméle
- aĉ
- punusammu
- oeli d'uliva
- sâl
- pèuri
Pulichiâr le cücaméle e gavârgi la tzamba che is mandza nint purché igè guragna. Lavâr le teste tzut a l'âiga e butarle a sculâr. Tritar l'aĉ cun lu punusammu e butârne 'n pau ndins a ogni testa, spantiand ban cun lu dâ, butârgi 'n pau 'd sâl e 'n pau 'd pèuri. Sistemâr le teste virâ amunt e ban sarâ 'ntina teglia cun in pu' d'oeli, gargiand chi'j restu an pè. Dzuntargi ancâr 'n pu' d'oeli e còiri antal furn pur in quârt d'ura a 180° e pè ancâr 5 minutte cun lu grill.
La ricetta an italian iscè
lunedì 10 settembre 2012
domenica 2 settembre 2012
venerdì 31 agosto 2012
venerdì 20 luglio 2012
Teatro Alla Confraternita
Questa sera alle 21 la Compagnia "Oltre il sipario" mette in scena lo spettacolo "L'affare del secolo".
Noi magari ci andiamo... E voi?
Credit immagine: Teatro de Marchesato
martedì 17 luglio 2012
venerdì 6 luglio 2012
domenica 20 maggio 2012
mercoledì 16 maggio 2012
Radici
Metà degli anni '50 del secolo scorso
Nel cortile del Mian mio nonno Antonio Bottero Mansuerat e mia nonna Celeste Bodino con tre dei sei figli avuti: Giuseppe, Maria Vincenza, Margherita.
sabato 12 maggio 2012
La crus dal Cros
Dicevano i vecchi che quando si forma la croce del Cros si possono piantare i fagioli. Nonna aspettava la croce per iniziare i lavori dell'orto.
... Eccola.
Nota:
Deve strappare ancora il braccio ad est e visto il meteo di domani che prevede un brusco calo di temperature con probabili nevicate sopra i 1500 m. e data la concomitanza con i Santi di ghiaccio, non è così matematico che domani sia saggio piantare i fagioli.... ^__^
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lunedì 30 aprile 2012
mercoledì 11 aprile 2012
martedì 10 aprile 2012
Panta rei
E così il Bar Piero chiude. Da un po' preannunciato (oh come corrono le voci...) sembrava però una di quelle cose che "prima o poi ma mica adesso" e invece stamattina Riccardo ne ha dato annuncio su Facebook, innescando nel mio cervello tutta una serie di flashback che cominciano con il gelato la domenica per mano a mamma e papà cercando di sbirciare il misterioso oggetto nascosto nella saletta e che qualcuno chiamava "televisiùn". Dopo qualche anno ecco Meme seduto fuori al sole con accanto l'imprescindibile stampella, quando ancora l'idea di sposarne il figlio nemmeno mi sfiorava. Poi le barzellette piccanti di Mauro, l'abbagliante bellezza di Gemma, le discussioni con Piero, lui del Toro, il resto del mondo Juventino e ancora il sapore pungente delle prime sigarette che bisogna pur farselo piacere se si vuol essere grandi. E Laura: la sua risata inconfondibile, la torinesità mai persa, la caramella in dono ad ogni bimbo conosciuto o meno che fosse, accompagnata dalla squillante raccomandazione: "ciucia piàn che dura 'n pés"... e giù a ridere tutti. E poi la "canamia" dopo cena, il totocalcio il sabato pomeriggio, le bottiglie degli aperitivi messe a testa in giù sui loro sfavillanti dosatori, il selz che mi pareva una cosa da signori, Sceriffo trascinato dai cani, le brocche di acqua tiepida recapitate al parroco per evitare battesimi traumatici. E poi ancora il ridere e a volte anche il piangere. I primi filarini, le prime delusioni, il gelato dopo il Rosario nel mese di maggio che lì mamma mi lasciava andare, ma poi subito a casa che alle nove e mezza era già tardi...
Chiude il Bar Piero, e per noi che ci siamo cresciuti e si credeva che sarebbe stato sempre lì, un po' di tristezza la fa. Malinconia abbastanza.
Immagine rielaborata da web
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lunedì 9 aprile 2012
La diejia - La chiesa
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La chiesa parrocchiale dedicata a San Pietro in vincoli, patrono di Limone (XIV secolo) |
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L'altare |
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La colonne in marmo della Marmorera |
mercoledì 28 marzo 2012
Coro 'L Taz - O mamma la mia mamma
O mamma la mia mamma
che io mi sento ed un gran mal
ed un gran mal mi sento
all'ospedale mi tocca andar.
E all'ospedal che sia
il suo moretto...
.....................
o dimmi un poco come la va.
Se poi te la va bene
a casa tua dovrai andar
se invece la va male
al cimitero ti tocca andar.
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sabato 17 marzo 2012
Quello che nemmeno gli Unni...
Passeggiando stamattina lungo il torrente sulla via Romana, guardandomi attorno e scorgendo che dove prima erano prati ora sono cantieri, mi sono chiesta quale misera eredità stiamo lasciando ai nostri nipoti. Se mai un giorno, così come fu per i miei nonni, si troveranno nella necessità di coltivarsi il cibo, dove troveranno terreni fertili? Stiamo depredando il paese lasciando dietro di noi distese di cemento. Per questo non ci meritiamo nulla di più di quello cui stiamo andando incontro.
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mercoledì 7 marzo 2012
Nt'acò di Pritùn
Nel cuore dei Mian, nascosto tra larici e abeti, lu tzabòt 'd Pritùn nelle immagini di chi lo vive e lo abita. Anche in pieno inverno!
Un grazie a M. Gérard Pisani per le bellissime immagini. Altre seguiranno :)
mercoledì 22 febbraio 2012
Volar
La música ent una aurelha
un chan japa ent l'autra.
Un uelh ental pin enniverat
l'autre ent la nuech darrer de l'òrt di mòrts.
La cigarreta ent una man ilh fai fum,
lo creion ent l'autra per cò far?
En gola un grop,
dessot la camisa qualcòsa que pica.
De minca tant, sensa durbir la fenèstra,
las aurelhas, lhi uelhs, las mans,
ilh neisson, ilh vòlon daluenh.
'Scó abelhas après ilh venon al brusc
ent aquesta gruelha chauda
endoa lo miu arbut al duèrm.
Endoa autri uelhs, autras aurelhas,
autras mans ilh m'aspeton
per jontar de plumas a las mias alas.
Giacomo Bellone (Dzac Bortèla)
La musica in un orecchio,
un cane abbaia nell'altro.
Un occhio nel pino innevato,
l'altro nella notte dietro il cimitero.
La sigaretta in una mano fa fumo,
la penna nell'altra per fare che cosa?
In gola un nodo,
sotto la camicia qualcosa che batte.
Di tanto in tanto, senza aprire la finestra
le orecchie, gli occhi, le mani
escono, volano lontano.
Come api poi ritornano all'arnia,
in questo guscio caldo
dove il mio germoglio dorme.
Dove altri occhi, altre orecchie,
altre mani mi aspettano
per aggiungere penne alle mie ali.
Fonte: Chambra d'oc.it
martedì 14 febbraio 2012
L'es torna jorn
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World Press Photo of the Year 2011 Samuel Aranda, Spain, for The New York Times A woman holds a wounded relative during protests against president Saleh, Sanaa, Yemen, 15 October |
L'es torna jorn.
L'èrba d' l'estiça
plena d'rosaa.
Lhi fringüèls ilh se chamon,
l'es torna jorn.
Machas jaunas d'amborn a l'ubac,
ros d'artesins a l'adrech,
l'es torna jorn,
lhi òmes ilh se desvelhon,
ilh s'esparon a còl,
ilh fan plorar li fremas.
L'es torna jorn.
Li fremas ilh an la semenç
culhia ent la nuech,
per bruelhar d'autri òmes,
d'autras fremas.
L'es torna jorn.
Giacomo Bellone (Dzac Bortèla)
È di nuovo giorno.
L'alchemilla
piena di rugiada.
I fringuelli si chiamano,
è di nuovo giorno.
Macchie gialle di maggiociondolo a bacío,
rosso di rododendri a solatio,
è di nuovo giorno.
Gli uomini si svegliano,
si sparano addosso,
fanno piangere le donne.
È di nuovo giorno.
Le donne hanno il seme
raccolto nella notte,
per germogliare altri uomini,
altre donne.
È di nuovo giorno.
Fonte: Chambra d'oc.it
domenica 5 febbraio 2012
...
"Lacrima di primavera" di Donato Palumbo
...
e il cuore impazzì e ora no, non ricordo,
da quale orizzonte sfumasse la luce.
F. De André
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martedì 31 gennaio 2012
sabato 28 gennaio 2012
Al câiri
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La muntâ 'd l'Iretta 'd sut a la nivera
La salita dell'Iretta sotto la neve
In Via Roma (l'antica Via Maestra) di fianco alla Gelateria Câiri, la scalinata che scopro solo oggi chiamarsi "Muntâ 'd l'Iretta". Se non ricordo male, l'ultimo restyling della scalinata fu fatto di mio padre.
Immagine di Giampiero Marro (Puiu)
martedì 24 gennaio 2012
Lo skilift dei Mian
Aperto nel 1965 dai fratelli Antonio (Tunìn), Nicolao (Nicolino) mio padre, e
Giuseppe (Beppe) Bottero. L'impianto di risalita partiva dal prato
appena sopra la fabbrica mineraria e si inerpicava sulle pendici del
Monte Vecchio fin sopra il Ciabòt 'd Plancia. I miei ricordi piuttosto
epici e per questo ben poco attendibili, mi riportano una pista
ripidissima piena di gobbe ma bella, bella, bella. Lo skilift dei Mian
fu danneggiato dalla valanga che nel 1973 si staccò dal Monte Vecchio.
Ripristinato testardamente, nel 1975 chiuse definitavamente. Su quella pista ho
indossato per la prima volta gli sci e ho imparato a tenermi in piedi
nella neve e lì, con mia sorella Rosalba abbiamo fatto credo le sciate
più divertenti e spensierate della nostra vita. Per papà e i suoi
fratelli fu fonte di "sagrin e russe cun le framme"¹, per noi, altro non
fu che una meravigliosa giostra!
¹ Preoccupazioni e liti con le mogli
domenica 22 gennaio 2012
mercoledì 18 gennaio 2012
venerdì 13 gennaio 2012
Dove non nevica firmato...
La Alpi Marittime, firmate e non ma comunque sensa fioca... |
Qualche anno fa un articolo sullo "Scarpone", la rivista del CAI, dedicato a Mauro Corona e al suo decalogo “Per la Montagna dove non nevica firmato” si riportava questa frase del narratore:“…le dieci ‘maledizioni’ emerse da questa montagna dove non nevica “firmato” e dove la gente vive sempre tribolando’ (non che la montagna dove nevica ‘firmato’ se la passi gran bene, ma almeno gode della presenza di qualche aitante uomo politico deciso a godersi con il suo staff l’ebbrezza di una discesa sulle piste con i carving e i confort del caso)…”, dove si faceva riferimento alle problematiche della montagna delle stazioni sciistiche e della montagna po(vera), o, per definirla alla moda della Compagnia del Buon Cammino, alla montagna cordless, ovvero senza fili (impianti di risalita). [da: TargatoCN Leggi tutto...]
Roberto Colombero
Pres. Comunità Montana Valli Grana e Maira
Immagine: @Antonella Bottero
venerdì 6 gennaio 2012
I balet resistono
I balet resistono - Valle Vermenagna Giampiero Marro (Puiu) per chambradoc on Vimeo.
Qui una sintesi in Italiano
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mercoledì 4 gennaio 2012
Lu Presepio ant'al ciuchèr
Il Presepio allestito nel Battistero
incastonato nello splendido campanile della Parrocchiale.
Immagine: @ Antonella Bottero
martedì 3 gennaio 2012
Da Limone al Colle di Tenda percorrendo l'antica Strada Romana
Era da molto tempo che volevo salire al Colle di Tenda percorrendo l'antica via romana, ma siccome in estate il margaro occupa la conca dei prati di San Lorenzo come fosse sua esclusiva proprietà e siccome noi non ci troviamo troppo a nostro agio tra mucche e cani ringhianti, c'è voluto questo inverno bislacco senza neve per poterci concedere questa giornata che resterà, credo, unica. Quella che vi racconto è un'escursione davvero molto bella, con praticamente nessuna difficoltà e pochissima salita. Il dislivello di poco più di 800 metri si sviluppa sulla distanza, non impegnando gambe e fiato su percorsi troppo ripidi. La strada romana inizia sulla piazzetta Dunand-Noghtingale, dove ci sono i campi da bocce. Da qui si segue il corso del torrente fino alla frazione Sant'Anna, dove, presso il condominio Rio, il tracciato è interrotto dalla Statale 20. Si può quindi decidere di seguire il percorso stradale piuttosto trafficato, oppure tagliare tra le villette (seguendo l'indicazione "Strada Romana" e le tacche verdi e gialle) per poi raggiungere, al terzo tornante, la gradinata che porta all'imbocco del tratto a mio parere più affascinante di questa antica via, dove tra abeti altissimi, ancora si calpesta l'antico selciato dalle pietre ben disposte, lustrate dal tempo e dall'umidità. Dopo qualche tornante, si sbuca sulla provinciale all'imbocco del piccolo abitato di Limonetto, si attraversa la strada e dopo pochi metri si riprende il percorso che proseguirà ininterrotto fino al colle di Tenda. Il primo tratto ombroso dopo un primo traversone si inerpica dolcemente e prende quota con alcuni tornanti per poi sbucare a 1500 m proprio in vista dello Chalet Arrucador. Qui si apre la conca erbosa dei Prati di San Lorenzo da dove, seguendo le tacche bianche e rosse, si ritrova l'antica traccia che con ampi tornanti risale il pendio sotto lo sguardo severo dei resti del forte centrale. Noi abbiamo percorso quest'ultimo tratto cercando di evitare i lastroni di ghiaccio levigati dal vento, ma in estate avremmo trovato distese rigogliose di rododendri in fiore. Siamo sbucati sul Colle di Tenda dopo tre ore e mezza di cammino, prendendoci il tempo di fotografare e di fare colazione beandoci del panorama che si stagliava nel freddo e nitido cielo invernale. L'andatura ha voluto seguire le vibrazioni dell'incedere di antichi eserciti, di mercanti, monaci, banditi e viandanti. L'antica via, per secoli l'unica, che schiudeva alla Valle Vermenagna le porte del Mediterraneo è un piccolo gioiello testimone della caparbietà degli uomini nel voler cercare un altrove, un fuori, un differente. Peccato averla quasi dimenticata se non nel tratto vacanziero della passeggiata lungo il torrente. Peccato aver permesso che per larga parte diventasse un gias.
Chalet Arrucador |
L'antico tracciatto ancora si intravede |
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Vasche di abbeveraggio |
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Ghiaccio |
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